La Nuova Sardegna

Sassari

Campus universitario, si riparte da zero

di Luigi Soriga
Campus universitario, si riparte da zero

La commissione tecnica ha scartato l’ipotesi dell’ex Brefotrofio, al via la nuova gara per le proposte progettuali

15 giugno 2014
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SASSARI. Si riparte da zero, con un nuovo bando pubblico, e con un mare di incognite all’orizzonte: a cominciare dai finanziamenti e dalla consapevolezza che Sassari in questi mesi non ha cambiato e non cambierà fisionomia. Se un’area idonea per la realizzazione del nuovo campus universitario in due anni non è stata in grado di offrirla, perché dovrebbe estrarla dal cilindro da qui al 30 di giugno?

L’Ersu due giorni fa ha pubblicato il bando e per chi parteciperà i requisiti non sono cambiati. La struttura ideale dovrà ospitare 500 studenti, e nel caso un edificio così grande fosse impossibile da prevedere, i posti letto dovranno essere non meno di 300. E l’area dovrà essere dimensionata per contenere sale polifunzionali per attività didattiche, impianti sportivi polivalenti, campi, piscina, palestre, caffetteria, punti ristoro, aree destinate all’aggregazione e alle attività culturali, cinema, teatro, e infine zone verdi attrezzate. Dopodiché il bando sancisce una serie di caratteristiche che attribuiranno un maggiore punteggio alle offerte. Innanzitutto la distanza da Piazza Università, individuata come il punto cardinale attorno al quale gravita il mondo universitario. Vengono concessi 20 punti ai progetti localizzati entro un chilometro di distanza da piazza Università, mentre ne prendono appena 5 le aree che si trovano a 3-4 chilometri. Fondamentale sarà anche l’estensione: 60mila mq valgono ben 35 punti. Dopodiché incide nella valutazione della commissione lo studio di fattibilità presentato. E un altro aspetto che verrà tenuto tenuto in considerazione sarà l’accessibilità del futuro Campus, con possibilità di raggiungerlo a piedi o in bicicletta. E anche l’eventuale connessione con i servizi di prevalente interesse degli studenti. Infine un ultimo paletto, che da solo costituisce la vera palla al piede del progetto: le aree devono possedere i requisiti urbanistici per poter ospitare una residenza per studenti. Non si tratta certamente di novità, perché tali parametri erano contenuti esattamente uguali anche nel bando precedente. Purtroppo però tutte le aree presentate in busta chiusa non possedevano la vocazione urbana oppure non erano sufficientemente vicine al centro, oppure non avevano una adeguata cubatura o estensione verde. Gli strumenti urbanistici di Sassari non aiutano a risolvere le difficoltà. Infatti il vecchio Prg non contempla delle aree strategiche con una destinazione d’uso compatibile. Il nuovo Puc, da parte sua, va nella stessa identica direzione, e non a caso: l’amministrazione Ganau ha sempre spinto per una residenza universitaria diffusa, localizzata preferibilmente nel centro storico. Un’occasione, secondo il Comune, per riqualificare e rivitalizzare un cuore della città troppo spento. Ecco perché diverse proposte progettuali presentate all’Ersu avrebbero avuto bisogno di una variante urbanistica per essere idonee. Si sono arenate così le ex Semolerie Azzena, che hanno tenuto banco per un intero anno. Il Prg le individuava come zona industriale, il Puc non è stato ancora approvato e il Consiglio comunale non è mai stato dispodibile a concedere una variante urbanistica. Tramontate le Semolerie, si è affacciata sulla scena un’altra ipotesi, che in fase di selezione progettuale era stata scartata dai tecnici dell’Ersu: l’ex Brefotrofio di via delle Croci, di proprietà dell’Ateneo. La proposta sembrava allettante: prevedeva un’interlocuzione tra due Enti pubblici, e dunque avrebbe consentito di glissare un altro bando di gara. L’Università avrebbe ceduto l’area all’Ersu in cambio di un compenso e di alcuni spazi. Però, visto che l’ex Brefotrofio era stato già bocciato nel 2012, l’Ersu ha affidato a una commissione tecnica la valutazione sull’idoneità dell’area. Una decina di giorni fa i commissari hanno depositato la loro relazione, e ancora una volta le perplessità sono diverse. Innanzitutto il vincolo della Soprintendenza, che preclude la possibilità di una demolizione totale dell’edificio e la successiva ricostruzione. Questo paletto, da un punto di vista della cubatura disponibile è un limite gravoso, perché un intervento di ristrutturazione dell’esistente non consentirebbe di realizzare 300 posti letto, ma solo 115. Se poi si aggiunge che anche la superficie verde circostante non è congrua con le ambizioni di un campus universitario, e che la destinazione d’uso è quella sanitaria ospedaliera, ecco che l’ex Brefotrofio è stato cassato per la seconda volta. L’Ersu, che non era troppo ottimista su questa soluzione, per fortuna era già corso ai ripari e aveva preparato il nuovo bando di gara. Ma è come ripartire dal via al Monopoli dopo un inciampo, perché le caselle e il percorso non sono cambiate.

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