Falsi alimenti “bio”, sarà il Riesame a decidere su Sechi
SASSARI. Sarà il tribunale del Riesame a chiarire alcuni aspetti relativi alla posizione di Carlo Sechi, l’agronomo sassarese di 49 anni, titolare della società Biozoo, che a fine gennaio è finito...
18 maggio 2014
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SASSARI. Sarà il tribunale del Riesame a chiarire alcuni aspetti relativi alla posizione di Carlo Sechi, l’agronomo sassarese di 49 anni, titolare della società Biozoo, che a fine gennaio è finito nell’inchiesta della procura di Pesaro per frode in commercio nel settore agroalimentare biologico. In pratica l’accusa era quella di avere importato mais dalla Moldavia facendolo passare come biologico.
L’avvocato Monica Macciotta - difensore di Sechi - si era rivolta al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione del suo assistito (attualmente ai domiciliari), ma la risposta era stata negativa. Così il legale aveva deciso di inoltrare il ricorso in Cassazione, e la Suprema corte lo ha accolto ritenendo insussistenti - in particolare - alcuni aspetti che riguardano l’accusa di associazione a delinquere contestata anche a Carlo Sechi.
La Cassazione ha rinviato al tribunale del Riesame che, quindi, dovrà pronunciarsi nuovamente sulla misura cautelare tenendo conto proprio dei rilievi mossi dalla Corte suprema. Secondo l’accusa, sarebbero state illecitamente immesse in commercio sul mercato europeo circa 350mila tonnellate di falso “bio” per un valore che si aggirava attorno ai 120milioni di euro. Ai responsabili erano stati sequestrati beni per 35 milioni di euro. L’operazione era stata portata avanti dalla guardia di finanza di Pesaro con l’Ispettorato repressione frodi e la collaborazione del Corpo forestale dello Stato. La tesi è che operatori inseriti nel settore dei prodotti da agricoltura biologica, insieme a importatori e certificatori, abbiano messo in piedi un sistema collaudato di frode che comprendeva anche la Sardegna.
I prodotti sarebbero stati importati, in particolare, da Moldavia, Ucraina e India. (g.b.)
