La Nuova Sardegna

Sassari

«Minori alla guida, il fenomeno esiste»

di Gianni Bazzoni
«Minori alla guida, il fenomeno esiste»

Il comandante provinciale della polizia stradale: capita sempre più spesso di fermare ragazzini al volante e senza patente

01 maggio 2014
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SASSARI. Dodici casi nel 2013 nel territorio del Sassarese. Il 3 per cento dei fermati solo dalla polizia stradale e sorpresi a guidare senza patente sono minorenni. E’ la conferma di un fenomeno che esiste ed è in crescita e che, purtroppo, si porta dietro anche storie tragiche come quella di Predda Niedda, l’incidente nel quale ha perso la vita Marianna Oggiano, la ragazza di 19 anni che stava sul sedile posteriore.

Giacinto Mattera, comandante provinciale della Polstrada ha una lunga esperienza, anche in zone complesse della Sardegna, ha seguito personalmente il grave fatto dell’altra notte.

«L’episodio è di una gravità assoluta – afferma – non foss’altro perchè è morta una ragazza, giovanissima e perché l’incidente è stato causato da un minore. La vicenda sconvolge tutti, porta a interrogarsi su che cosa fanno questi ragazzi la sera e la notte, il più delle volte i genitori sono all’oscuro di tutto. Nessuno può stare a guardare e non serve delegare, scaricare le colpe addosso agli altri. Non è così che si risolvono i problemi».

Tragedie simili si possono evitare?

«É impossibile dirlo. L’auto era guidata da un non patentato, minore. Quindi non c’è stata alcuna attività preventiva e di formazione. Emerge anche una difficoltà evidente nella fase educativa che compete alla famiglia e alla società in generale. Noi stiamo andando nelle scuole a parlare con i ragazzi, a spiegare l’importanza di salvaguardare la propria vita e quella degli altri. Mi rendo conto, però, che forse in aula determinati ragazzi non ci sono già più. Forse sì, si poteva evitare».

C’è il gusto della sfida dietro certe trasgressioni dei minori? Troppi vanno in giro senza patente...

«Molti o pochi? Di certo il fenomeno esiste, e a fronte di una serie di casi accertati ce ne sono tanti altri che sfuggono. E parliamo di persone, non di freddi numeri. Nel caso specifico, Pietro non ha avuto l’intimazione dell’alt dalla pattuglia, non gli è stato ordinato di fermarsi. Alla vista dell’auto della polizia ha deciso di scappare a forte velocità. Spero non l’abbia fatto per lanciare una sfida ma solo per la preoccupazione di essere ritenuto responsabile di un reato».

Paura dei controlli, quindi?

«Succede. E voglio cogliere l’occasione per dire che non bisogna avere timori. Anzi, serve il coraggio di considerare quel momento di verifica come una opportunità per evitare incidenti. Meglio una sanzione, a volte solo un richiamo, che una vita umana gettata via».

Non solo guida senza patente, a volte si sommano anche alcol e droga...

«Entrare nella testa dei giovanissimi e capire come scattano certi meccanismi non è facile. Perché guidare se hanno bevuto o assunto droghe? Tutti siamo stati ragazzi e abbiamo il nostro bagaglio di fesserie, ma la vita umana è un bene prezioso che va difeso sempre. Per questo dico,e vale per tutti: quando ci si trova in condizioni di non lucidità meglio fermare l’auto. Oppure cedere il posto di guida a una persona idonea. E’ una scelta responsabile che si deve fare. Può salvare vite umane».

Come si ricomincia dopo un fatto così grave?

«Bisogna trarne insegnamento. L’ho detto anche a Pietro mentre era nel mio ufficio, ho cercato di scuoterlo. Il prezzo è altissimo, purtroppo, ma non si può stare a guardare. Che divertimento è, per qualunque ragazzo o ragazza, se si porta via la tua vita o quella di una persona a te vicina? Ci vuole una grande forza e anche gli aiuti necessari per non commettere più errori così devastanti. Altrimenti anche la morte di una ragazza scivola via come una normalità».

Dietro le tragedie si sono spesso intrecci di storie drammatiche, ma si scoprono dopo...

«Purtroppo è così. Chissà quante altre ce ne sono che non conosciamo. E penso se c’è lo spazio per recuperare».

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