La Nuova Sardegna

Sassari

Percolato palermitano, scatta l’allarme

di Gavino Masia
Percolato palermitano, scatta l’allarme

Il Pd ha presentato un’interrogazione sull’arrivo della sostanza proveniente dalla discarica del capoluogo siciliano

30 aprile 2014
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PORTO TORRES. Il consiglieri del Pd Luciano Mura e Massimiliano Ledda hanno presentato un’interrogazione urgente al sindaco Beniamino Scarpa affinchè possa verificare se corrisponda al vero la notizia che «Syndial abbia smaltito in Sardegna il percolato proveniente dalla discarica di rifiuti solidi urbani di Palermo, e in particolare se siano stati utilizzati gli impianti Taf di Porto Torres che, come rilevato anche dalla conferenza decisoria del dicembre 2013 svoltasi al ministero dell’Ambiente, si dimostrano abbondantemente insufficienti a contenere il grave inquinamento della falda».

I due esponenti del Partito democratico vogliono vederci chiaro dopo le notizie apparse sulla stampa siciliana che riportavano a carattere cubitali la notizia che Syndial aveva concluso le attività di trattamento del percolato proveniente dalla discarica palermitana di Bellolampo e che parte del percolato era stato smaltito nell'impianto Trattamento acque di falda di Priolo.

«La notizia è stata data dalla stessa Syndial – ricorda l’ex sindaco –, chiarendo che si trattava di un intervento richiesto dalla Regione Sicilia per mitigare l'emergenza rifiuti della principale discarica asservita al territorio di Palermo, e che il percolato è stato però trattato anche da altri impianti autorizzati tra Sicilia, Calabria e Sardegna».

Il percolato è un liquido che trae prevalentemente origine dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi, in misura minore è anche prodotto dalla progressiva compattazione dei rifiuti, e quello prodotto dalle discariche controllate di rifiuti solidi urbani è un refluo con un tenore più o meno elevato di inquinanti organici e inorganici. Per legge il percolato deve essere captato e opportunamente trattato nel sito stesso della discarica, oppure trasportato in impianti ad hoc come i Taf debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi.

Dopo lo smantellamento del petrolchimico, con effetto domino che ha travolto quasi tutti gli apparati produttivi del territorio, l’attenzione è tutta sulle bonifiche ambientali dei suoli e della cosiddetta collina dei veleni di Minciaredda che tarda a compiersi per motivi burocratici che dovrebbero chiarirsi appena dopo l’estate. Ecco perché anche solo l’allarme di un potenziale arrivo di sostanze inquinanti dentro l’area industriale fa scattare in piedi chi vuole difendere la città da altri saccheggi. Il consiglio comunale ha più volte sollecitato l'attivazione di un centro che monitorizzi la situazione dell'incidenza oncologica in città, resa ancora più urgente alla luce dello studio “Sentieri” pubblicato dal ministero della Sanità che indica l’area di Porto Torres come una tra le più colpite da patologie tumorali legate alla presenza del vasto inquinamento determinato dagli stabilimenti chimici. Il Comune ritiene che la questione della discarica siciliana non abbia niente a che fare con la zona industriale de La Marinella.

«Gli impianti di Syndial non sono stati autorizzati ad essere utilizzati per queste attività – dice il sindaco Beniamino Scarpa –, e non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione formale: abbiamo contattato per le vie brevi sia il responsabile di Syndial sia il presidente del Consorzio industriale provinciale e ci hanno confermato che Porto Torres non è stata interessata da questa attività».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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