La Nuova Sardegna

Sassari

MEMENTO Una mappa ingiallita svela la Valverde prima del cemento

di Alessandro Ponzeletti
MEMENTO Una mappa ingiallita svela la Valverde prima del cemento

Resta un ricordo l’area fuori le mura, rigogliosa e percorsa dal rio Eba Giara-Rosello posta sotto il colle e che con il Novecento è stata fagocitata dai palazzi e dalle strade

26 aprile 2014
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Durante questa settimana successiva alla Pasqua, il Gremio degli Ortolani è in piena attività per festeggiare la propria patrona, la Madonna di Valverde. Domani, domenica, sarà celebrata la messa solenne a Santa Maria di Betlem, dove il Gremio ha la propria cappella, quelle delle Anime Purganti: la seconda a destra dal portone principale. Sull’altare delle Anime il visitatore può ammirare, sotto teca di vetro, il piccolo simulacro della Madonna di Valverde, una bella statua lignea ben intagliata e dorata che viene datata tra la seconda metà del XVI secolo e i primi decenni del XVII (assai simile nella fattura a altre statue sassaresi: Santa Caterina d’Alessandria, nell’altare maggiore dell’omonima chiesa, e Santa Lucia in Duomo).

La Madonna di Valverde, come titolo, è assai antico e la chiesa dov’era custodito il simulacro antecedente questo esiste tutt’oggi (con nuovo titolo, ricostruita due volte, nel 1591 e nel 1932): è la chiesa parrocchiale di San Francesco, meglio nota come chiesa dei Cappuccini, nell’omonimo quartiere.

La “Valverde” era la regione, posta fuori le mura, verdeggiante e ricca d’acqua (vi scorreva il rio di Eba Giara-Rosello) posta sotto il colle e che con il Novecento è stata “fagocitata” dalla crescita della città.

Il particolare della carta del 1856 in foto ci mostra la chiesa dei Cappuccini a destra sotto e a sinistra la valle di Rosello, mentre in alto è la vallata vera e propria detta Val verde. Poi c’era il versante opposto che era chiamato “Lu Balsamu” (oggi vi passa via Marghinotti).

Nella carta si vede la “destinazione d’uso” dei vari appezzamenti, con orti e agrumeti, vi sono poi puntate case rustiche con i nomi dei proprietari (i nobili Amat e Giordano, i borghesi Apostoli e Battino, il Municipio e il Capitolo turritano): è il ricordo ingiallito con la carta della Sassari agricola e questa vallata oggi, dal parapetto del Ponte di Rosello, appare stretta da schiere di palazzi e incolta, dimenticata e immeritevole del nome di “Valle verde”.

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