La Nuova Sardegna

Sassari

Predda Niedda, «pistolera» fa scappare i ladri con la scacciacani

di Luigi Soriga
Predda Niedda, «pistolera» fa scappare i ladri con la scacciacani

Una donna ha messo in fuga un rapinatore che all’una di notte si era introdotto nel capannone dove lei stava dormendo. Senza paura, prima di chiamare la polizia, ha controllato il piazzale per cercare il malvivente

23 aprile 2014
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SASSARI. Difficile dire chi fra i due si sia spaventato di più, se il ladro o la ragazza che dormiva da sola dentro il capannone. Forse, a giudicare da come se l’è data a gambe correndo sul tetto, a farsela sotto è stato di più l’aspirante rapinatore.

E’ l’una di notte, zona industriale Predda Niedda, capannone accanto alla panetteria Cesaraccio. Il proprietario Fosco Bendinelli, è fuori. All’interno del locale, che non solo è un’officina dove si riparano i radiatori, ma è la casa dove vive e dorme, lo aspetta la sua compagna, una giovane di 40 anni di origine Ceca. Lei è già a letto, e a un certo punto sente dei rumori provenire dal tetto. «All’inizio ho pensato fosse il nostro gatto – racconta – ma poi ho capito che i passi erano troppo pesanti». Così la donna si alza, accende le luci e guarda verso il soffitto: «La botola del lucernaio era aperta, e ho visto due gambe penzoloni. In pratica un uomo si era arrampicato sul tetto, aveva aperto lo sportellino e stava per calarsi giù con la scala». La giovane allora corre verso una scrivania, apre un cassetto e tira fuori una pistola scacciacani. «Mi sono avvicinata verso la scala, ho puntato l’arma verso l’uomo e ho cominciato a sparare». Il ladro deve aver perso dieci anni di vita. Primo perché è impossibile distinguere una pistola giocattolo da una vera, secondo perché quando ti ritrovi una canna e un mirino che ti guardano minacciosi non stai a controllare che ci sia o meno il tappo rosso. E terzo perché quando senti degli spari la cosa più istintiva che viene è quella di trasformarti in un centometrista e sparire nel buio. E questo infatti ha fatto il rapinatore, che, con l’agilità di un gatto, è corso sul tetto ed è saltato giù sul lato opposto. La donna, sempre con la pistola in mano, è uscita dall’officina ed è andata a controllare nel piazzale. Poi ha chiamato al cellulare il compagno e anche i carabinieri. Quando i militari sono arrivati, lei impugnava ancora la scacciacani.

I carabinieri l’hanno osservata un tantino stupiti, non capita spesso di vedere una pistolera senza accanto la scritta Italia 1. Così hanno verificato che si trattava di un’arma a salve, hanno raccolto la testimonianza e hanno dato un’occhiata intorno. L’uomo si era arrampicato sul retro del capannone, salendo su un cumulo di pedane in legno e arrivando in cima a un muro di almeno sette metri. Poi si è diretto verso la botola, che evidentemente conosceva. «E’ questo che mi preoccupa – dice Fosco Bendinelli – lui sapeva dove muoversi. E sapeva anche che io e la mia compagna abitiamo lì. Mi dispiace solo che non ci fossi stato anche io, in quel momento, ad accoglierlo». Anche se, bisogna dirlo, anche la sua compagna gli ha dato un degno benvenuto.

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