La Nuova Sardegna

Sassari

Un piccolo gelso ha preso il posto del secolare ailanto

di Barbara Mastino
Un piccolo gelso ha preso il posto del secolare ailanto

L’albero era l’esemplare più antico presente in Sardegna Venne danneggiato dal vento durante le feste natalizie

22 aprile 2014
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OZIERI. Da qualche giorno ha fatto la sua comparsa nella piazzola del Dazio un giovane alberello, messo a dimora dalla cooperativa incaricata dal Comune per sostituire l’imponente ailanto che, come si ricorderà, era stato abbattuto dopo essere stato gravemente danneggiato dal vento nella notte tra Natale e Santo Stefano.

A un primo sguardo il paragone fa sorridere, e non poco, perché si tratta di uno sparuto virgulto: ma si tratta di un gelso, una pianta che cresce abbastanza rapidamente sino a diventare imponente e che prospera in qualsiasi tipo di terreno anche nelle condizioni più difficili. Ci vorrà qualche anno, quindi, ma quando il gelso diventerà grande si riavrà nella piazzola del dazio (il cui selciato è stato ripristinato dopo la messa a dimora) quell’atmosfera che tutti gli ozieresi ricordano: un area ombreggiata dove spesso gli anziani sostavano per “fare il punto della situazione”, ovvero per chiacchierare del più e del meno, soprattutto dei fatti altrui, e per raccontarsi storie in una gara a chi la diceva più grossa.

L’ailanto del Dazio, come tutti a Ozieri ricordano, veniva infatti chiamato “s’arvure ‘e sas camandulas”, o “s’arvure de sas castanzas”, laddove per castagne non si intendono i frutti ma le bugie. Sotto le sue ampie fronde - l’ailanto era alto ben 11 metri e aveva una circonferenza di 320 centimetri - per più di cent’anni si è riso e scherzato e si sono dette malignità e “balle”: era una vera e propria istituzione, una sorta di monumento storico, ma anche un “bene identitario” e da salvaguardare come tale riconosciuto dall’Ente Foreste della Sardegna poiché si trattava dell’esemplare della sua specie più antico presente nell’isola.

L’albero del Dazio purtroppo era “scomparso” il giorno dopo Natale: ora, per Pasqua, è arrivato a sostituirlo il giovane gelso, anch’esso, come l’ailanto, una pianta originaria della Cina (fu scoperto da Marco Polo nel 1271) e a sua volta destinato a diventare grande e frondoso. I due esemplari sono anche simili per utilizzi e storia, poiché mentre l’ailanto fu importato in Sardegna nella seconda metà del Settecento proprio perché veniva considerato l’habitat ideale per un tipo particolare di baco da seta, il gelso sin dal Cinquecento è stato frequentemente utilizzato nella bachicoltura diffondendosi a tal punto da diventare anche un simbolo religioso: nei tempi antichi, infatti, era usanza diffusa tra le genti di campagna quella di portare in processione, nel giorno dell’Ascensione, un ramo di gelso, in modo da esporre alla benedizione del Signore l’intero albero per assicurarsi la prosperità dei bachi da seta. Non sarà certo questo il destino del gelso del Dazio, proprio come non lo è stato del suo predecessore: il suo ruolo, fra qualche anno, sarà quello di fare ombra sulle persone che si fermeranno a riposare nella piazzola, magari aspettando il passaggio del bus che effettua la fermata a pochi passi da lì.

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