La Nuova Sardegna

Sassari

Caccia al tesoro dei due georgiani

di Gianni Bazzoni
Caccia al tesoro dei due georgiani

Dopo l’arresto dei due ladri professionisti aumentano le denunce dei furti. La polizia cerca la refurtiva

16 aprile 2014
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SASSARI. Potrebbero essere il doppio di quelli finora accertati dagli investigatori della squadra mobile della polizia (quindi una trentina anzichè quindici) i colpi in appartamento messi a segno in città dai due georgiani arrestati sabato, mentre si apprestavano a lasciare Sassari. L’attività investigativa prosegue e non sono esclusi interessanti sviluppi. Si cerca il tesoro messo insieme dai ladri, ma anche eventuali complici nel territorio.

Numerose chiamate. Agli investigatori stanno arrivando chiamate da parte di persone derubate e che - inizialmente - non avevano denunciato il furto perché i sospetti erano caduti su conoscenti o persone che, in qualche modo, avevano accesso alla casa con le chiavi (collaboratori domestici o altri incarichi). In un caso una colf era stata allontanata perché ritenuta responsabile del furto, in un altro i sospetti erano finiti sugli amici di uno dei figli della coppia derubata. Ora, alla luce di quanto emerso dalle indagini degli agenti della IV Sezione della squadra mobile, si profila una situazione completamente diversa. I furti potrebbero essere stati commessi, con la stessa tecnica, utilizzando la “chiave bulgara” dai due georgiani arrestati: Leri Ivechiani, di 39 anni, e Vasili Merlani, di 26.

Furti in serie. Più colpi nella zona prescelta, anche nello stesso condominio. Fino a quattro in una mattina o nel primo pomeriggio. Quando pianificavano i furti, i ladri riuscivano a individuare gli appartamenti dove i proprietari erano assenti. Quindi entravano con facilità, liberandosi anche dell’ostacolo rappresentato dai portoncini blindati, portavano via gioielli e denaro e se ne andavano. Lasciavano tutto in ordine, anche il portoncino veniva chiuso a chiave.

Allarme in ritardo. Nella maggior parte dei casi i furti sono stati scoperti con un ritardo di diversi giorni, anche di una settimana. Perché gli ambienti sono stati trovati sempre perfettamente in ordine, quindi nessun sospetto fino a quando gli interessati non sono andati espressamente a cercare oggetti di valore e denaro senza trovare più niente.

Le indagini. Due mesi di paziente attività investigativa - da parte degli investigatori della Mobile - fino a quando non sono stati agganciati i due sospetti. Seguiti con attenzione, non hanno commesso quasi mai errori. Erano diffidenti, cambiavano spesso i luoghi, si fermavano per capire se qualcuno li seguiva, si guardavano continuamente le spalle.

I viaggi. Almeno tre quelli documentati dalla polizia, sempre in nave e da porti diversi. Biglietti separati e acquistati all’ultimo momento per non dare nell’occhio. Ma i movimenti non sono sfuggiti agli investigatori della IV Sezione che, da quel momento, non li hanno mollati più.

L’auto. La Bmw grigia sulla quale sono stati fermati i due georgiani è comparsa sulla scena dei furti, ripresa dalle telecamere di alcuni impianti di videosorveglianza. Gli agenti hanno accertato che si trattava sempre della stessa auto perché aveva una ammaccatura evidente sul lato posteriore: un segno di riconoscimento.

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