La Nuova Sardegna

Sassari

Braci accese per cinque carbonaie

Braci accese per cinque carbonaie

Antica tradizione e business a Perfugas: il carbone si venderà agli hotel in Costa

16 aprile 2014
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PERFUGAS. È una di quelle antiche tradizioni che non si è mai spenta. Parliamo della “chea”, l’arte degli antichi carbonai che, da qualche anno a questa parte, ha ripreso a vivere nelle campagne tra Perfugas, Bortigiadas ed Erula. Nei giorni scorsi ne sono state avviate ben cinque. «Pioniere della riscoperta di questa tradizione quasi perduta – dichiara Tonino Pani, uno degli artefici dell’edizione 2014 della chea – è l’amico Antonello Sechi, che, nel suo stazzo di Sa Contra, a Perfugas, già nel 2008, ebbe il merito di riprodurre l’antica arte del carbone coinvolgendo amici provenienti sia dalla vicina Gallura sia dall’Anglona, con in testa gli anziani che potevano ricordare le varie e complesse procedure da seguire».

Curiosamente le cinque carbonaie sono raccolte in pochi chilometri quadrati, nel territorio boscato che ingloba le borgate di Scala Ruia, Sa Contra, Tisiennari e Littigheddi. Questo grazie a Tonino Pani, Simone Addis (Scala Ruia), Antonello Sechi (Sa Contra), Emanuele latte (Tisiennari) e Giovanni Marras (Littigheddi). Dopo il 2008, l’esperienza è stata ripetuta annualmente, allargando la visione delle procedure ad amministratori locali e alle scolaresche della zona. Nello stesso tempo, ArtErula ha avviato una ricerca culminata nella produzione di un bel video-documentario.

Della squadra di carbonai in azione fanno parte anche Paolo Bianco, Antonello Sechi, Simone Bianco, G. Maria Stangoni, Federico Cossu, Giovanni Pischedda, Davide Unida, ziu Minniu Sechi, Vittorio Spezzigu e Filippo Lutzu. A fine aprile, si dovrebbe procedere all’estrazione manuale del carbone e all’insaccamento in contenitori, che saranno poi venduti alle strutture ricettive della Costa. Grazie allo sfasamento temporale delle varie accensioni delle carbonaie, tutti potranno sostenersi a vicenda. A Scala Ruia si contano già centinaia di visitatori.

Giuseppe Pulina

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