La Nuova Sardegna

Sassari

MEMENTO Zanche, faccendiere del XIII secolo punito da Dante

di Alessandro Ponzeletti
MEMENTO Zanche, faccendiere del XIII secolo punito da Dante

In passato un antico palazzo del Corso veniva indicato come l’abitazione dell’avido “barattiere” finito all’Inferno. Invece esiste ancora traccia della “Casa della Zecca”

05 aprile 2014
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I sassaresi passati per le forche caudine degli studi umanistici lo ricordano in special modo: Michele Zanche, nostro concittadino vissuto nel XIII secolo, ebbe il (de)merito di farsi conoscere per le sue attività non proprio cristalline (oggi lo si definirebbe un “faccendiere”) tanto che da Dante Alighieri fu posto tra i barattieri all’Inferno. La figura negativa restò impressa nei secoli seguiti alla sua morte grazie ai versi del Poeta e, probabilmente tra età spagnola e risorgimentale, a Sassari fiorirono alcune tradizioni popolari che associarono il personaggio a edifici che apparivano vetusti: un tempo alcuni indicavano delle case poste sul corso Vittorio Emanuele come “Casa di Michele Zanche”, anche se mai nessuno si azzardò a proporre la posa di una lapide in facciata, nemmeno per accennare all’ipotesi.

Zanche era sinonimo di baratteria e quindi di moneta, soldo, denaro. E qui, giusto per complicare le cose, qualcuno sovrappose a una tradizione quell’altra che mirava a individuare il luogo dove materialmente a Sassari, tra la fine dell’epoca medievale (XV secolo) e il Seicento spagnolo si batté moneta “minuta” ossia di modesto valore: l’indicazione usata era “Casa della Zecca”. Enrico Costa ci ricorda che una di queste case (o Zecca o Zanche) appartenne nell’epoca sua alla famiglia Soro Delitala: la casa esiste tutt’ora ed è posta poco più a monte dell’angolo con l’odierno vicolo San Carlo, ma che a fine Ottocento era un vicolo chiuso del Corso.

Fu modificata a fine Ottocento creando l’attuale androne (civico 166 del Corso) e fondendo di fatto due edifici confinanti: dall’androne si accede alla destra a un pianerottolo dove si conserva una vecchia porta con cornice modanata cinquecentesca, di gusto rinascimentale, mentre sul retro, di pertinenza privata, si apre un bel cortile con cisterna e accesso pedonale dal retrostante vicolo chiuso su via San Carlo. O Zecca o Zanche, è sempre un piccolo frammento di storia che accese fantasie nella Sassari che fu.

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