La Nuova Sardegna

Sassari

I pastori: lingua blu uccide l’industria della pecora

di Barbara Mastino
I pastori: lingua blu uccide l’industria della pecora

Rabbia tra gli allevatori e duro atto d’accusa contro la Asl, la Regione e l’Izs: «Ancora non sappiamo se il bestiame potrà essere vaccinato e quando»

03 aprile 2014
3 MINUTI DI LETTURA





OZIERI. C’è sconforto e disorientamento ma anche rabbia tra i pastori del territorio che, come tutti gli allevatori sardi, attendono notizie certe sull’avvio delle vaccinazioni della rimonta contro la Blue Tongue. Bersagli delle loro critiche sono l’Asl, «il cui servizio veterinario ancora non ha fornito informazioni», ma anche l’Istituto Zooprofilattico «che dà sempre le stesse risposte e non ha ancora concepito con la stessa Asl un definitivo piano di disinfestazione» e la Regione, colpevole del «mancato coordinamento di tutte le forze» (nonché di un «silenzio assordante sulla Pac», che pure è un altro discorso).

La stagione calda è alle porte e nel Logudoro sono già stati segnalati dei focolai attivi di Blue Tongue, ma ancora non si hanno notizie su quale sia il sierotipo di quest’anno, se esiste già un vaccino e, se esiste, quando si inizierà distribuirlo. «In passato altre malattie sono state debellate - dicono i pastori - perché le nuove no? Da un po’ di tempo non funziona più niente: soprattutto dal 2001, anno dell’esplosione della prima Blue Tongue».

Il tempo stringe, anche perché in questa stagione gli animali devono già essere sottoposti ad altre cure, che i pastori temono possano interferire con i vaccini. «Ma anche a domanda diretta - dicono gli allevatori - nessun veterinario è ancora in grado di darci risposte concrete, nemmeno le solite finte rassicurazioni. Questo - aggiungono - ci autorizza a pensare che l’interesse di chi dovrebbe occuparsi della cura e della prevenzione è pari a zero». Accuse gravi, quelle dei pastori del Logudoro: «mentre noi stiamo lottando per difendere il nostro patrimonio, le nostre greggi - dicono infatti -, chi è preposto al controllo non fa niente. Sembra quasi che certe epidemie vengano pilotate, con l’obiettivo di ricevere ogni anno fondi freschi che per la maggior parte vengono utilizzati per pagare stipendi. Sanno bene che il comparto agropastorale non sarà mai lasciato senza finanziamenti: ma non siamo noi a volere sussidi, noi chiediamo solo di essere messi in condizione di sopravvivere e magari di investire. Ogni anno, invece, i soldi finiscono in pozzi senza fondo, e mentre qualcuno “ingrassa” - rincarano la dose i pastori - il comparto si sta autodistruggendo: gli allevatori vendono le poche pecore rimaste, le aziende chiudono, i pastori sono sempre più vecchi perché i giovani non se la sentono più di rischiare. Il comparto ovino non ha futuro: ma è bene ricordare che se non abbiamo futuro noi non ne hanno neanche “loro”».

Secondo gli allevatori « Il dato dei capi morti dello scorso anno, già falsato dal numero delle pecore morte dopo il conteggio (la stima parla di più del doppio, ndr) è destinato a crescere a dismisura quest’anno. Le pecore che non sono morte sono deboli e disidratate, e si stimano già gravi ricadute sulla qualità del latte e sul lavoro dei caseifici, che avranno meno prodotto a parità di costi di gestione. L’ “industria-pecora” sta per chiudere i battenti, signori cari, e temiamo che, a poco a poco, questo sfacelo vada a riflettersi, con effetto domino, sugli altri settori dell’allevamento, uno dopo l’altro. E’ ora di dire basta a questo silenzio - concludono i pastori - ora vogliamo risposte, pubbliche e sulla stampa: chi è preposto deve avere il coraggio di dirci a cosa stiamo andando incontro».

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative