Impastato: “La mafia si può sconfiggere”
A Macomer per il festival della legalità il fratello del giornalista ucciso dalla criminalità organizzata
MACOMER. Giovanni Impastato, fratello del giornalista ucciso dalla mafia, ospite del riuscitissimo festival della legalità “Conta e cammina” che ha chiuso i battenti ieri a Macomer ha voluto visitare anche Orgosolo. “Ho sempre accostato per le similitudini le due realtà criminali: il centro della Barbagia famoso per il banditismo e legato alla figura di Mesina e in Sicilia a Corleone per la mafia con i clan Provenzano e Riina – dice Impastato –. Ero molto incuriosito, mi aspettavo e immaginavo un paese sperduto nell'entroterra e abitato solo da pastori. Mi ha invece sorpreso positivamente. Ho trovato un centro dignitoso e vivo anche dal punto di vista culturale. Mi hanno colpito soprattutto i murales che nei vari aspetti ripercorrono la memoria, la storia e la vita della comunità”.
Impastato nel corso del dibattito “Libera!” che si è tenuto venerdì nel padiglione Filigosa, non si ritiene uno studioso di mafia o un sociologo ma afferma che dopo le ultime stragi anche in Sicilia qualcosa è cambiato: “Le ultime leggi hanno prodotto qualche risultato nella lotta alla mafia anche se si tratta di una emergenza che ormai riguarda tutto il territorio nazionale. Esiste soprattutto in Lombardia e Veneto, le regioni più ricche, ma la mafia esiste anche in Sardegna infatti molti amministratori locali sono vittime di attentati e minacce quindi è interessato anche il tessuto sociale dell'isola. Si tratta fondamentalmente di un problema di ordine pubblico”.
A questo punto è come un fiume in piena Impastato che da 35 anni si batte per il rinnovo della società e per difendere la memoria del fratello Peppino: “Non possiamo parlare di illegalità nella società civile e nelle scuole quando purtroppo la criminalità organizzata è nello Stato, nelle istituzioni e nei rapporti con la politica come diceva il giudice Falcone, uno che aveva le idee molto chiare. La mafia si può sconfiggere come qualsiasi altra forma di illegalità – continua Impastato –, non sono dei marziani ma esseri umani in carne e ossa come noi, sono forti perché noi abbiamo le idee confuse, dobbiamo avere ben chiaro il concetto di legalità che non è solo l'osservanza delle leggi e delle regole ma soprattutto il rispetto della dignità umana, dell'uomo che vuole cambiare e lottare per cambiare le leggi con un preciso progetto di sviluppo economico e morale. Per esempio una legge come la Bossi-Fini non è assolutamente accettabile e non la si può rispettare ma purtroppo abbiamo avuto al Governo parlamentari razzisti e quindi non possiamo pretendere di combattere l'illegalità ma non dobbiamo rassegnarci”.
Per Giuseppe Catozzella, che ieri ha presentato all'interno del festival il suo nuovo romanzo “Dimmi che non hai paura” e Pino Manzella che ha curato la mostra “Peppino e dintorni” la mafia si combatte soprattutto nelle scuole: “Chi si è allontanato dalla mafia, come affermava sempre Impastato, lo deve solo alla cultura, per combattere l'illegalità non è necessario un esercito di soldati ma una milizia di insegnanti – afferma Manzella – . Peppino Impastato, mio grande amico e compagno di tante battaglie, la cui famiglia era di chiare origine mafiosa, è stato ucciso dai Badalamenti, miei vicini parenti”.
Importante anche il l'intervento di Pino Tilocca, ex sindaco di Burgos, vittima di un attentato 10 anni fa con l'uccisione del padre: “La mafia esiste nell'isola solo nelle zone più ricche come la Gallura mentre nelle zone interne la situazione è diversa, i piccoli centri sono destinati a scomparire e gli attentati agli amministratori riguardano solo l'uso di terreni pubblici, boschi e licenze edilizie che portano all'immobilità amministrativa – afferma Tilocca–. Sono pessimista, la battaglia è ormai persa e non possiamo far capire che la scuola e la cultura sono fondamentali per lo sviluppo dei piccoli centri. Si parla di abbandono scolastico ma preferisco il termine “Mortalità” considerato che le scuole nei piccoli paesi chiudono”.