La Nuova Sardegna

Sassari

Omicidio di Alina, chiesta la proroga: l'indagine continua

di Gianni Bazzoni
Omicidio di Alina, chiesta la proroga: l'indagine continua

Uno dei casi più delicati fra quelli ancora aperti in Sardegna per femminicidio

15 marzo 2014
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SASSARI. È una delle inchieste più delicate tra quelle ancora aperte in Sardegna per femminicidio. E il pubblico ministero Gianni Caria - che da anni cerca di chiudere il cerchio attorno all’assassino di Alina Cossu, la studentessa di Porto Torres uccisa più di 25 anni fa - non fa un passo indietro. In attesa dei risultati della perizia affidata al medico legale Ernesto D’Aloja, il magistrato ha chiesto al giudice delle indagini preliminari una proroga delle indagini. Una mossa dettata proprio dalla complessità del lavoro che sta portando avanti il perito sui reperti acquisiti dopo la riesumazione del cadavere di Alina Cossu, avvenuta il 5 novembre dello scorso anno, e che - come era prevedibile - ha richiesto tempi più lunghi rispetto a quelli preventivati.

La decisione del pubblico ministero è motivata dal fatto che il medico legale non ha ancora depositato la perizia che - in ogni caso - è stata affidata nell’arco del tempo utile concesso dal gip.

“L’ultima speranza? Vediamo, ora facciamo i prelievi e poi le successive analisi. Lavoriamo...”, era stato questo il commento del professor Ernesto D’Aloja, uno dei medici legali più conosciuti a livello nazionale, appena ricevuto l’incarico. Una sfida impossibile per molti, ma per uno come lui - abituato a tirare fuori i segreti che si portano dietro i morti - tutta da giocare. Più di 1500 autopsie, casi complicati e dimenticati nel tempo (si è occupato del delitto di via Poma e di quello della contessa Filo della Torre all’Olgiata), il professor D’Aloja dal 5 novembre ha scelto il silenzio e ha privilegiato il lavoro insieme alla sua équipe, come ha sempre fatto. Trovare elementi utili per dare una svolta all’inchiesta e arrivare all’assassino di Alina Cossu, è questa l’ultima speranza. Pur con la consapevolezza che è una missione complicata, non solo perchè sono trascorsi più di 25 anni da quella terribile notte del 9 settembre 1988 (quando la ragazza è stata uccisa e gettata in mare tra Balai lontano e Abbacurrente), ma perchè il corpo era rimasto per parecchie ore in acqua. Ci sono vicende, comunque, che sono state riaperte e risolte in spazi temporali così lunghi. Quindi la speranza resiste. Per il magistrato e gli investigatori che non hanno mai smesso di indagare, per i familiari che continuano - con grande dignità e coraggio - a reclamare giustizia.

Il giudice delle indagini preliminari Maria Teresa Lupinu, accogliendo la richiesta del pm Gianni Caria, il 23 luglio del 2013 ha revocato la sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Gianluca Moalli, l’operaio di Porto Torres originariamente imputato dell’omicidio, riconoscendo le nuove fonti di prova prodotte dal magistrato.

Così l’inchiesta è ripartita con altri cinque indagati - tra cui due donne per false dichiarazioni - e si basa molto sull’esito della perizia del professor D’Aloja. Sul corpo di Alina è rimasta traccia del Dna dell’assassino?

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