La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto di Buddusò, in aula l’ex sindaco

di Nadia Cossu
Delitto di Buddusò, in aula l’ex sindaco

Alla corte d’assise: «Saverio Bacciu mi disse di esser convinto che Canu avesse ammazzato suo figlio»

15 marzo 2014
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SASSARI. «Sì, in quella telefonata parlammo dell’omicidio. Saverio Bacciu mi disse di esser sicuro che ad aver ammazzato suo figlio e suo fratello fosse stato Giovanni Antonio Canu. Gli risposi che secondo me invece Giovanni Antonio non c’entrava nulla, gli dissi che lo conosco bene e che non aveva alcuna ragione per farlo». L’ex sindaco di Buddusò Giovanni Satta, ieri mattina ha testimoniato davanti ai giudici della corte d’assise nel processo per il duplice omicidio di Buddusò del 29 aprile 2011. In quell’agguato nelle campagne di Biderosu furono uccisi Antonio Bacciu (32 anni) e suo zio Giovanni Battista Bacciu (di 69). Altri due fratelli della vittima (quella mattina erano tutti a bordo dello stesso pick up) scamparono miracolosamente all’omicidio: uno perché riuscì a scappare e l’altro perché si finse morto.

Ieri era il giorno dedicato ai testi della difesa (altri ancora saranno sentiti nella prossima udienza del 7 aprile) citati in aula dagli avvocati Antonio Secci, Claudio Mastandrea, Speranza Benenati e Sara Luiu che assistono gli imputati Gianni Manca, Gianni Canu e Salvatore Brundu. Mentre i Bacciu si sono costituiti parte civile con gli avvocati Lorenzo Soro e Pasquale Ramazzotti.

La telefonata di cui l’avvocato Secci ha chiesto conto all’ex sindaco di Buddusò era sotto intercettazione. Era il 7 settembre del 2011 (quattro mesi dopo il delitto): «Chiamai io Saverio Bacciu – ha confermato in aula Satta – e parlammo di quello che era successo. Ho fatto il sindaco per dieci anni, ero in buoni rapporti con i Bacciu e con Canu e nessuno dei due mi ha mai parlato di conflittualità reciproche. Spero nel mio cuore che Giovanni Antonio sia innocente».

Nella stessa udienza è stata sentita anche la sorella di Canu che ha raccontato le difficoltà che la famiglia Canu-Brundu (i due imputati sono parenti tra loro) ha vissuto e che hanno costretto Giovanni Antonio a occuparsi da solo dell’azienda di famiglia. «Impossibile – ha detto la donna – che mio fratello fosse geloso del fatto che ai Bacciu le cose andassero bene. A malapena riusciva a portare avanti la sua azienda, figuriamoci se aveva intenzione di far crescere l’allevamento, non ce l’avrebbe fatta. E poi alla mia famiglia il terreno di Biderosu non interessava». Durante la deposizione è stata anche ricordata un’intercettazione – emersa in una delle ultime udienze – nella quale Giuseppe Canu (un altro fratello dell’imputato e della teste) parlava di due fucili trovati dai carabinieri in un terreno comunale in uso ai Canu, fatto per il quale Giovanni Antonio e Mario (il terzo fratello della famiglia) furono arrestati. Secondo l’accusa, Giuseppe avrebbe parlato di quei fucili riferendosi alle armi utilizzate per l’agguato, secondo la difesa invece ne parlava in riferimento all’arresto dei fratelli per quel ritrovamento. Niente a che fare quindi con l’omicidio. «La mia famiglia – ha spiegato la sorella – non ha mai avuto problemi con la giustizia. Il giorno dell’arresto di Giovanni Antonio e Mario per quei fucili detenuti legalmente rimanemmo di stucco». E i rapporti con i Bacciu? «Non abbiamo mai avuto conflitti». Ieri in aula sono state sentite anche due bariste di Buddusò che hanno detto di non aver mai sentito Salvatore Brundu «vantarsi nel nostro locale di aver ucciso le vacche dei Bacciu con cinque fucili».

Nella stessa udienza è stato nominato il consulente Salvatore Lorenzoni che dovrà stabilire se il teste Sanciu – colui che si recava a casa dei Bacciu per riferire i messaggi di Gianni Manca, una sorta di “paciere” – sia in grado di testimoniare al processo. La difesa lo considera importante per quanto riguarda i presunti conflitti sui terreni tra le due famiglie e lo vuole sentire in aula. Per questo si era opposta alla richiesta del pm Carlo Scalas di acquisire solo le sommarie informazioni, in quanto il teste aveva difficoltà di deambulazione e anche intellettive. Lorenzoni si pronuncerà tra un mese.

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