La Nuova Sardegna

Sassari

Benzene e cianuri nel mare di Porto Torres: nessuno paga

Benzene e cianuri nel mare di Porto Torres: nessuno paga

Gli ex dirigenti di Syndial, Sasol e Ineos escono indenni dal processo per la prescrizione dei reati di avvelenamento e disastro ambientale colposo

06 marzo 2014
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SASSARI. Per i veleni scaricati in mare da alcuni impianti dell'ex petrolchimico di Porto Torres, fino al 2006, attraverso le fogne dello stabilimento, non pagherà nessuno. Stamane il gup del tribunale di Sassari Carla Altieri ha dichiarato prosciolti gli imputati per intervenuta prescrizione.

Escono quindi indenni dal processo Gianfranco Righi (allora rappresentante legale Syndial), Guido Safran (rappresentante legale Sasol), Diego Carmello e Francesco Maria Apeddu (rappresentante legale e direttore stabilimento Ineos).

Gli ex dirigenti del petrolchimico erano accusati di avvelenamento colposo del mare di La Marinella (lo specchio davanti allo stabilimento di Porto Torres), disastro ambientale colposo e violazione delle norme che fissano quali sostanze possano essere smaltite attraverso gli scarichi industriali.

In mare - fu accertato - erano finiti per anni flussi di cadmio, mercurio, Pcb (il letale policlorobifenile), e ancora benzene, rame, zinco, cianuri. Sostanze che avrebbero avvelenato i pesci e la flora della Darsena.

L'inchiesta della Procura di Sassari era partita dopo un blitz nel 2003 degli esponenti indipendentisti di Irs, guidati dal leader Gavino Sale, nella collina di Minciaredda, ribattezzata “la collina dei veleni”.

Erano poi state le condizioni di alcuni scarichi che portavano i flussi di scarti nella rete fognaria del petrolchimico, a far ipotizzare al primo titolare dell'inchiesta, Michele Incani, che i padroni della chimica a Porto Torres avessero volutamente avvelenato acqua e pesci, e perciò aveva contestato loro reati dolosi, da Corte d'assise.

Ma qui il processo - era il luglio 2012 - si era arenato di fronte a un difetto procedurale, le carte erano tornate alla Procura e il nuovo assegnatario del fascicolo, il pm Paolo Piras, aveva cambiato impostazione giuridica. E accusato i quattro imputati di reati colposi: una differenza di pena massima, ovviamente in caso di condanna, che sfiora i 15 anni. Il nuovo processo rischiava, visto i tempi della giustizia, di non arrivare mai in Tribunale. E così è stato.

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