La Nuova Sardegna

Sassari

Violenza sessuale? No, ora l’imputato è lei

di Luigi Soriga
Violenza sessuale? No, ora l’imputato è lei

Una donna accusa un carabiniere, lui raccoglie prove, ribalta il quadro e la cita per calunnia

12 febbraio 2014
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SASSARI. La vicenda è di qualche anno fa e il processo va avanti da tempo. Ma dal 2009 ad oggi non sono mancati i colpi di scena. Ecco la storia.

Lui è un maresciallo dei carabinieri, ora ha una quarantina d’anni, è originario di Napoli ma lavora a Sassari. Lei ha 35 anni, nata di Ghilarza, è molto carina. Lui aveva divorziato dalla moglie, ha una figlia e viveva da solo. I due si conoscono ed è attrazione fatale. Lei si trasferisce da lui, vivono insieme, le cose all’inizio sembrano andare bene. Poi la donna un giorno si presenta in caserma: «Il mio compagno è violento, mi picchia». Lei è sempre più gelosa, controlla il telefonino dell’uomo, manda di nascosto sms ai contatti femminili che trova in rubrica. Messaggi inviati a caso, giusto per vedere la reazione. Del tipo: «Che buon profumo che avevi ieri notte». Risposta: «Missà che hai sbagliato numero».

A un certo punto però la situazione precipita. Lei va dai carabinieri e dichiara: «Non mi fa vivere, è possessivo. Non vuole che io esca, è sospettoso. L’altra sera mi ha abbassato gli slip dicendomi: ora vediamo cos’hai combinato e se hai avuto altri rapporti». Sono accuse pesantissime, è un punto di non ritorno: ormai siamo sul versante della violenza sessuale. La vicenda naturalmente finisce in tribunale. Il maresciallo viene indagato, i suoi superiori prendono provvedimenti e lo trasferiscono a Nuoro per un anno e mezzo. Il militare si rivolge all’avvocato Gianluca Giordo, e comincia a raccogliere prove per cercare di uscire pulito dal processo. E qui avviene il colpo di scena. Porta in aula una serie di elementi a suo favore e una sfilza di testimonianze che ribaltano completamente il quadro. Succede che la sua posizione viene archiviata e il pm Roberta Pischedda decide invece di indagare la donna: l’accusa è calunnia, lesioni e minacce. Ieri mattina, davanti al giudice Marinaro, il maresciallo (che nel frattempo è stato riportato nella sua sede di Sassari), ha ripercorso la sua odissea. Vien fuori che lei, anche nelle denunce presentate in caserma, spesso si contraddiceva: «Mi ha picchiato», e poi: «No, in verità abbiamo litigato per telefono». Il carabiniere racconta che nel periodo in cui si erano lasciati e lei lo accusava di violenza, lui riceveva una valanga di sms, anche 45 nell’arco di due giorni. E il tenore era questo: «Ti prego, ritorniamo insieme, non posso vivere senza di te». Sono proprio questi messaggi, piuttosto inconsueti per una donna vittima di presunti abusi, che fanno insospettire il pm. Ma ci sono anche le testimonianze dei carabinieri che hanno raccolto le deposizioni incoerenti della donna, oppure il racconto di alcuni conoscenti della coppia. Per una settimana il carabiniere era andato a Napoli a trovare i suoi parenti. In casa, da sola, era rimasta la compagna. Un giorno un amico comune ha notato che un barista entrava nel portone dove abitava la coppia. L’ha seguito, lo ha visto salire le scale, fermarsi al pianerottolo, suonare il campanello ed entrare nell’appartamento. L’amico allora ha accostato l’orecchio al portoncino, ha origliato per qualche minuto e ha sentito dei rumori inequivocabili. L’infedele, a quanto pare, non era il militare. Ma il resto della storia è farcito di altri particolari scabrosi. Ad aprile verrà sentita la donna, nella nuova veste di imputato. Molto probabili altri colpi di scena.

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