La Nuova Sardegna

Sassari

E.On, la Regione dispone la demolizione dei gruppi

di Gianni Bazzoni
E.On, la Regione dispone la demolizione dei gruppi

Decreto dell’assessorato alla Difesa dell’Ambiente dopo l’input del ministero La multinazionale deve procedere subito anche alla bonifica delle aree

30 gennaio 2014
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SASSARI. Si apre la fase più delicata per il futuro del polo energetico del nord Sardegna. La Regione martedì (protocollo 0001859) ha disposto parere positivo per la demolizione dei gruppi 1 e 2 della centrale E.On e la “rinaturalizzazione” dell’area finora occupata dai vecchi impianti. E’ un contropiede che probabilmente la multinazionale tedesca non si aspettava, anche perché - al momento - non risulta stabilito il budget per un intervento così complesso e, allo stesso tempo, decisivo. Questo potrebbe significare che E.On - considerato anche il momento elettorale - contava sui tempi lenti della Regione, in ogni caso su ritardi legati a questioni burocratiche che non mancano mai. E nelle scorse settimane la società proprietaria della centrale di Fiume Santo aveva lasciato intendere che il processo per la demolizione dei gruppi 1 e 2 sarebbe stato piuttosto lungo.

Invece ora cambia tutto, perché la presa di posizione della Regione mette in moto i meccanismi e E.On deve agire subito in quanto non esistono condizioni per pretendere ulteriori rinvii. In effetti, finora i tempi erano stati dilatati e l’importante onere economico relativo all’operazione di demolizione industriale e risanamento ambientale era stato spostato in avanti, senza una data precisa.

Era stato il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando a sollecitare l’attivazione delle procedure, ribadendo con chiarezza che non ci sarebbero state altre proroghe per gli impianti ormai obsoleti e pericolosi per le persone e per l’ambiente. E l’invito rivolto alla Regione era stato chiaro, anche sul ruolo da svolgere nell’iter autorizzativo. Il documento emesso porta la firma del direttore generale dell’assessorato regionale alla Difesa dell’ambiente, dunque da quello si parte. Si tratta di vedere in che modo il Governo nazionale e la Regione stessa intendono costringere E.On a rispettare le disposizioni. Che non sono poca cosa se si considera che in gioco c’è effettivamente il futuro del polo energetico più importante della Sardegna. La demolizione dei vecchi gruppi, le operazioni di risanamento e la restituzione agli usi pubblici della spiaggia, con il ridimensionamento della centrale in un’area attorno ai gruppi 3 e 4, fanno parte di quegli accordi che - a suo tempo - erano stati presi (da Endesa prima, e quindi ereditati da E.On) con l’allora presidente della Regione Renato Soru. Alla base di quegli impegni c’era la costruzione del nuovo gruppo e l’utilizzo del gas una volta reso disponibile.

Finora E.On ha ignorato quelle intese, ha preso tempo e rinviato sistematicamente un investimento di circa 700milioni di euro in un territorio dove ha continuato a collezionare utili anche da vecchi impianti destinati alla rottamazione. Se la multinazionale tedesca non procede con l’eliminazione dei gruppi 1 e 2 e le attività connesse, anche le iniziative avviate da possibili acquirenti rischiano di trasformarsi in cose inutili.

Se viene messa a rischio la costruzione del nuovo gruppo - con un programma di ammodernamento serio del parco energetico - il risultato può essere molto simile a quello attuale: cioè, anche chi arriverà dopo E.On, se si continua a perdere tempo, potrebbe avanzare nuove scuse per non fare quanto è già stato decise anche attraverso intese istituzionali. Insomma, anche gli eventuali nuovi proprietari della centrale di Fiume Santo potrebbero decidere di sfruttare i margini (ancora rilevanti) di guadagno che vengono garantiti dai vecchi impianti (finchè tirano) e poi chiudere tutto. Perchè questo è il futuro di un polo energetico dove i gruppi 3 e 4 - senza alternative - sono destinati a fare tra non molto la stessa fine di quelli 1 e 2.

Intanto l’Arpas ha inviato una comunicazione a E.On dalla quale risulta che il trasporto del carbone via terra evidenzia delle criticità, con perdita di pezzi di combustibile per strada.

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