La Nuova Sardegna

Sassari

Li Punti, bomba piazzata da esperti in trasferta

di Gianni Bazzoni
Li Punti, bomba piazzata da esperti in trasferta

Sassari: nel locale devastato tragedia evitata solo per caso, le telecamere della videosorveglianza hanno registrato diverse scene

24 gennaio 2014
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di Gianni Bazzoni

SASSARI.. Gelatina di cava, un quantitativo importante che solo per caso non ha causato delle vittime. E mani esperte che non hanno sbagliato niente nel sistemare la carica esplosiva che martedì notte ha scosso il quartiere di Li Punti e danneggiato un bar prossimo all’apertura. Gli investigatori non si sbilanciano, ma hanno a disposizione una serie di elementi che possono dare una svolta decisiva alle indagini. A cominciare dalle immagini registrate dalle telecamere del servizio di videosorveglianza che era già in funzione.

Gli artificieri dei carabinieri hanno inviato i reperti al laboratorio scientifico e nei prossimi giorni si potranno avere i primi risultati. Nel frattempo, niente viene trascurato: l’impegno è quello di dare una risposta in tempi brevi a quello che si caratterizza come un attacco in stile militare, messo a segno da gente senza scrupoli, che non è stata certo scoraggiata dal rischio di mettere a rischio la vita di diverse persone.

Intanto i residenti nella palazzina dove si trova il bar, e poi eventuali passanti: solo per un caso fortuito, infatti, la serranda scaraventata a diversi metri di distanza non ha colpito nessuno. La strada, infatti, anche durante la notte e le prime ore del mattino è sempre trafficata. Quella di ieri è stata la giornata delle valutazioni da parte degli investigatori. Così, anche il primo tentativo di danneggiare l’attività commerciale ormai vicina all’inaugurazione è stato considerato come collegato all’altro pienamente riuscito. Con una idea investigativa: che i mandanti siano sempre gli stessi. Solo che la prima volta si sarebbero affidati a piccola manovalanza locale, gente inesperta ma disponibile per niente a bruciare qualcosa (tanto che quando sono stati scoperti da un vicino che ha dato l’allarme, non hanno esitato a scappare via). L’altra notte, invece, chi ha messo nel mirino il nuovo bar, si è affidato a dei professionisti. E gli effetti sono evidenti: danni e paura, proteste nel quartiere.

Non sempre, però, anche chi sa maneggiare l’esplosivo evita errori banali. E il riserbo degli investigatori sembra confermare che si lavora con decisione su un paio di elementi che possono portare risultati.

Intanto è scattata la catena di solidarietà per aiutare William Fattacciu e sua moglie a non mollare. Parenti e amici hanno iniziato a lavorare da subito: via i detriti e le cose danneggiate, caricati su un camion e portati via. Poi muratori e tecnici pronti a quantificare i danni e fare ripartire gli interventi. Con un obiettivo: aprire comunque il bar che, a questo punto, potrebbe ritardare l’inaugurazione di una ventina di giorni. Anche ieri, giornata intensa di lavoro, un via vai di gente che ha commosso gli interessati.

William Fattacciu è un piccolo imprenditore edile di Porto Torres, un ragazzo che ha sempre lavorato sodo e quell’investimento a Li Punti, in via Monte Tignosu 17, l’ha messo in piedi per assicurare una opportunità occupazionale alla moglie che nel settore della ristorazione e dei bar ha già operato con buoni risultati.

La notizia della prossima apertura del bar-ristorante circolava ormai da più di un mese, ma chi non ha gradito l’iniziativa ha atteso un po’ prima di agire. Il 4 gennaio quel goffo tentativo di versare liquido infiammabile da una finestra. E l’altra notte la bomba devastante.

Il titolare, dopo il primo segnale aveva preso a dormire in auto davanti al locale. Una sentinella silenziosa che, forse, ha rimandato i piani di chi comunque era deciso a colpire di nuovo. E, infatti, è bastato allentare un po’ la guardia per lasciare via libera agli attentatori in trasferta. «A Sassari non ci sono persone capaci di fare un lavoro simile», ha commentato ieri uno degli investigatori. Confermando indirettamente la convinzione che gli esperti «sono arrivati da fuori». Ma chi c’è dietro? E come è possibile che in tempi di crisi un imprenditore che investe risorse importanti e impegna il proprio futuro in un territorio che non è nelle mani della criminalità organizzata, debba essere costretto a dormire in auto per scongiurare l’assalto degli attentatori?

Ieri numerosi gli incoraggiamenti anche via web: «Non mollare, coraggio».

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