La Nuova Sardegna

Sassari

Campi allagati, caccia ai colpevoli

di Salvatore Santoni

Sorso: Enas e Abbanoa negano responsabilità sulla perdita che sta distruggendo terreni e case

21 gennaio 2014
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SORSO. Sale la protesta delle famiglie di Immuzzeddu e Paladagoddi. I proprietari dei terreni dell’agro di Sorso che si trovano ai bordi della SP25 (Sorso-Porto Torres) vogliono far sentire la loro voce per denunciare il disagio di anni di allagamenti. Dopo una serie di controlli e scavi tutti gli enti hanno disconosciuto la loro responsabilità, e fra le ipotesi più accreditate (e forse anche la più comoda) è quella che pone una sorgente naturale proprio a monte di quei terreni.

Al centro dello scandalo la presunta perdita d’acqua (grezza o potabile non si sa) di una o più condotte che attraversano quella porzione di agro sorsense. Le condotte sotto accusa sono quelle dell’Enas, la cosiddetta “Coghinas 2” che porta acqua grezza verso Porto Torres, e quella di Abbanoa, che porta acqua potabile.

Gli abitanti in zona sanno bene che cosa significa avere umidità in casa e ci convivono da circa 6 anni. Il primo a lamentarsi è Renzo Manca, meccanico 40enne di Sassari, che vive con la moglie nella loro casa a pochi metri dalla provinciale. «La perdita c’è da anni e l’acqua sembra affiorare da sotto terra creando una palude immensa. Qua gli alberi d’olivo si spostano con un dito da quanto sono marci», ci racconta Renzo. C’è chi regolarmente svuota dall’acqua quella che una volta era una tavernetta e chi i problemi invece li ha fin dal piano terra. «Mi sta saltando via il placcaggio del bagno e la pavimentazione intorno alla casa – spiega Desireé, parrucchiera sassarese – Ci sembra di vivere su una zattera: i battiscopa iniziando a staccarsi dalla parete e gli intonaci iniziano a venire giù».

A essere indignati sono anche i fratelli Peru (noti ristoratori di Sorso) che a Zinziga sono proprietari di circa un ettaro di oliveto. «Abbiamo denunciato il fatto fin dal 2010 – racconta Giuseppe, uno dei due fratelli – quando le perdite erano di modiche quantità. Ma è da circa 10 anni che nostro padre si è accorto del problema, tanto è vero che ci avevano espropriato un piccolo fazzoletto di terra per fare una vasca di accumulo».

La vicenda si delinea proprio come il classico pasticcio all’italiana: l’Enas e Abbanoa - che a seguito d’ispezioni e scavi - escludono rispettivamente responsabilità a loro carico e l’acqua che continua inesorabilmente ad affiorare dalla terra. Vittorio Camboni, pensionato sennorese con la passione per la campagna che ha acquistato un terreno poco più a valle nel 1989, racconta: «Il primo anno che ho acquistato ho fatto 2.200 litri d’olio e 900 di vino. C’è un pozzo nel mio terreno che, a dirla in sorsese, è sempre stato “seccu”. Ora, da 3 anni a questa parte è pieno d’acqua: è un miracolo?!». Un’altro a essere contrariato è Peppino Casu, camionista in pensione, anche lui con circa 1 ettaro di terra. «Facevo 500 litri di olio e ora è da 5 anni che il terreno è improduttivo». La voglia di far valere i propri diritti è tanta ma purtroppo le disponibilità economiche non sono altrettante, e costringono molte famiglie a rinunciare azioni legali. «Ma l’unione fa la forza - spiegano alcuni di loro – e ci stiamo attivando per fare un’azione collettiva di risarcimento».

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