La Nuova Sardegna

Sassari

Maxi perdita d'acqua, intorno a Sorso si è formata una palude di 10 ettari

di Giovanni Bua
Maxi perdita d'acqua, intorno a Sorso si è formata una palude di 10 ettari

Una condotta dell'Esaf perde da anni. L'allagamento sta distruggendo le campagne e mettendo in ginocchio i proprietari

20 gennaio 2014
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SORSO. Dieci ettari di terra trasformati in gomma. Nei quali non è più possibile piantare nulla. E quello che c’era già piantato va sradicato e buttato via. È marcio per l’acqua, che incessante e misteriosa trasuda letteralmente, lenta e inarrestabile, da anni. Luogo dell’incubo che sta mettendo a dura prova i nervi di decine di famiglie sono le campagne di Immuzzeddu e Paladagoddi, agro di Sorso lungo la Provinciale 25 che porta a Porto Torres, a meno di tre chilometri dal centro del paese. Una decina d’attari a cui si accede da una stradina vicinale, che ben annuncia a cosa si sta andando incontro, visto che è perennemente allagata.

La caccia. Da lì sono partiti i tecnici e il pool di legali a cui le famiglie, in particolare quattro, si sono rivolte per risolvere il mistero. E per sapere chi deve pagare il conto: gli avvocati Andrea Taffi, Gianluca D’Alò, Mario Alberto Ruggiu e il loro consulente tecnico di fiducia l’agronomo Massimo Franzil. E alla fine il colpevole è saltato fuori: si tratta della condotta sotterranea del Coghinas, di proprietà e gestita da Enas, l’Ente acque della Sardegna, a cui di recente èp stato confermato il regime commissariale. La condotta porta acqua non potabilizzata dalla zona di Valledoria, attraversando i territori di Castelsardo e Sorso, sino a Sassari-Truncu Reale, dove si trova il potabilizzatore di Abbanoa, che alimenta Sassari.

Il laghetto. Seguendo la tubazione tecnico e avvocati hanno trovato un vero e proprio laghetto, costantemente alimentato e con evidente acqua corrente, che provoca un moto “a cascata” verso i terreni a valle, provocando l’allagamento. La prova? I terreni a monte della tubazione citata risultano asciutti, se non addirittura aridi. E, anche a distanza di oltre 200 metri, a ridosso della strada provinciale, i terreni non sono allagati. Risulterebbe quindi evidente come l’acqua sgorghi esattamente lungo la condotta gestita dall’Ente Acque della Sardegna, in un punto a monte dei terreni che subiscono gli allagamenti.

La super perdita. Una perdita monstre. Iniziata, a quanto testimoniano i proprietari, almeno 4 anni fa. Con l’acqua che però, pur provocando danni alle colture, non aveva mai raggiunto il livello alluvione di questi ultimi dodici mesi. Tutto degenera infatti a partire dalla scorsa estate, ed in maniera prepotente negli ultimi 3 mesi. Durante i quali si assiste ad un vero e proprio ruscellamento d’acqua verso i terreni dei proprietari che lamentano i danni.

Il pendio. I conti tornano tutti, la località Immuzzeddu-Paladagoddi è infatti un pendio che parte da quota 100 metri (dove si trova la condotta) e arriva, con un considerevole dislivello, verso valle a quota 40 (luogo degli acquitrini).

I terreni, tendenti al sabbioso, sono stati lavorati da decenni, e ben gestiti dal punto di vista agronomico, e quindi sarebbero capaci di assorbire i normali quantitativi d’acqua provenienti dalle precipitazioni. I costanti allagamenti, giorno e notte per mesi, hanno però compromesso la capacità di assorbimento, rendendo la terra “plastica”. Un magma molliccio che ha causato la totale asfissia e l’impossibilità di crescita per qualunque specie, erbacea o arborea.

Effetto plastica. Risultato: nessuna specie orticola, normalmente praticata nella zona, ha possibilità di essere coltivata, o meglio, non può essere nemmeno seminata; i vigneti presenti sono ormai marci in maniera radicale e dovranno essere espiantati; le specie arboree da frutto, almeno quelle che sino ad oggi hanno resistito, stanno lentamente morendo proprio per l’asfissia radicale provocata dalla costante presenza d’acqua. Ulteriori danni collaterali sono ascrivibili alla vera e propria distruzione della struttura dei terreni, che anche dopo la riparazione della perdita dovranno essere necessariamente riportati alla fertilità originaria, dopo completa asciugatura, attraverso cospicue lavorazioni e probabilmente con l’ apporto di sostanze correttive. Inoltre il ristagno d’acqua sta provocando la crescita incontrollata di specie erbacee infestanti tipiche di ambienti umidi (acquitrini e stagni), molto difficili da debellare, che purtroppo richiederanno cospicui interventi di diserbo chimico.

Case in pezzi. E, come se non bastassee, nei dieci ettari di terreno sono presenti anche alcune costruzioni, utilizzate dai proprietari sia come locali di appoggio sia come abitazioni. I seminterrati di queste costruzioni sono impraticabili, a causa della costante presenza d’acqua, ed inoltre c’ è il concreto rischio che le fondamenta stesse (in particolare il ferro dei pilastri) possa nel tempo subire danneggiamenti e rendere ancor più pericolosa la situazione denunciata.

In tribunale. Le superfici agricole danneggiate: da una valutazione sommaria risultano di almeno 10 ettari appartenenti a diversi proprietari di cui alcuni sono in procinto di intraprendere azione legale contro il gestore della condotta. Difficile quantificare i danni, impossibile sapere i tempi per un risacrimento. Nel mentre l’acqua, lenta e implacabile, continua a scorrere, annegando le campagne di Sorso.

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