La Nuova Sardegna

Sassari

Il Palazzo “conteso”, chiuse le indagini

di Nadia Cossu
Il Palazzo “conteso”, chiuse le indagini

Cinque persone accusate di aver usucapito con un raggiro la sede storica dell’arciconfraternita Santissimo Sacramento

18 gennaio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Un raggiro complicato, pensato nel dettaglio e venuto alla luce grazie all’occhio attento di alcuni residenti del centro storico. La questione era finita tra le mani del pubblico ministero Elisa Loris che nei giorni scorsi ha notificato la chiusura di indagini a cinque persone accusate di concorso in false dichiarazioni, falso ideologico e falsa testimonianza.

I fatti in sintesi sono questi: un avvocato, due falegnami e due testimoni erano riusciti a convincere un giudice di avere diritto di usucapione su un palazzo d’epoca – disabitato da anni – sfruttando l’inconsapevole complicità di un ufficiale giudiziario. Quest’ultimo sarebbe stato raggirato da un avvocato compiacente. In tutta questa intricata vicenda, alcuni testimoni si erano lasciati convincere a dichiarare il falso durante l’udienza.

Una truffa bella e buona che ha come vittima l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, ossia l’antico ente ecclesiastico la cui sede è nella chiesa di Sant’Andrea nel cuore del centro storico di Sassari. La Procura della Repubblica aveva aperto un’inchiesta e nei primi giorni di dicembre i carabinieri del nucleo Tutela del patrimonio culturale, al comando del capitano Paolo Montorsi, avevano messo i sigilli nell’edificio storico. Nei guai erano finiti Giovanni Bosco Zedda, falegname sassarese di 67 anni, il suo datore di lavoro Davide Conconi, i due testimoni convinti a raccontare il falso durante il processo: Antonio Dettori e Quinto Fabio Sias, e l’avvocato Giovanni Maria Canu. Quest’ultimo, secondo il sostituto procuratore Elisa Loris, avrebbe ingannato l’ufficiale giudiziario facendogli notificare l’atto di citazione – per il processo che vedeva al centro della contesa il palazzo di via San Sisto – nella falegnameria di Conconi, che con Zedda avrebbe ideato la truffa. I due falegnami, stando alle indagini del pm, avevano puntato gli occhi su quel palazzo di grande interesse storico-architettonico, pertinenza della chiesa di Sant’Andrea, perché la loro bottega si trova in via San Cristoforo, a pochi passi da via San Sisto dove appunto si trova l’edificio sequestrato. Il tribunale di Sassari, otto mesi fa, tratto in inganno, aveva emesso una sentenza di usucapione a favore di Giovanni Bosco Zedda. In aula Antonio Dettori e Quinto Fabio Sias avevano raccontato che Zedda negli ultimi vent’anni aveva avuto il possesso dell’edificio. Tutto falso. Era stato proprio il falegname, il 16 gennaio del 2012, attraverso l’avvocato Giovanni Maria Canu, a depositare in tribunale la citazione nei confronti del rappresentante dell’Arciconfraternita per accertare l’intervenuta usucapione a suo favore. Per ingannare il tribunale avevano fatto in modo che i soci dell’Arciconfraternita, veri proprietari del palazzo, non venissero mai a sapere dell’udienza. L’atto di citazione era stato ritirato infatti in falegnameria da Davide Conconi, che all’ufficiale giudiziario aveva detto di essere socio dell’ente incaricato del ritiro dei documenti. Il 6 maggio scorso, vista la contumacia dell’Arciconfraternita, il tribunale aveva quindi dichiarato Zedda nuovo proprietario del palazzo d’epoca.

Il raggiro era stato scoperto a fine settembre perché alcuni abitanti della zona avevano segnalato che degli sconosciuti stavano cambiando le serrature dell’ingresso del palazzo di via San Sisto. Grazie al lavoro dell’avvocato Laura Secchi, che tutela l’Arciconfraternita, è stata scoperta la truffa. Il 28 febbraio ci sarà il processo d’appello per l’usucapione del palazzo che in quell’occasione potrebbe tornare ai legittimi proprietari.

Il blitz

Sassari, controlli dei Nas in tutta l’isola: sequestrati 855 chili di uova e colombe di Pasqua scadute o conservate tra i topi

Le nostre iniziative