La Nuova Sardegna

Sassari

Il ministero insiste: «Vanno demoliti»

di Gianni Bazzoni
Il ministero insiste: «Vanno demoliti»

Incontro ieri a Roma con la struttura tecnica di Orlando: l’autorizzazione spetta alla Regione che deve decidere subito

10 gennaio 2014
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SASSARI. Porte chiuse al ministero dell’Ambiente per una eventuale riaccensione dei gruppi 1 e 2 della centrale di Fiume Santo. L’ha capito bene ieri E.On che si è presentata per un incontro con la struttura tecnica del dicastero guidato da Andrea Orlando, alla presenza anche di un rappresentante della Regione. La discussione è stata impostata in maniera chiara e senza tentennamenti sulle demolizioni e le bonifiche da fare, con particolare riferimento proprio ai gruppi 1 e 2 che - di fatto - con il 31 dicembre hanno cessato definitivamente la loro missione.

A questo punto diventa centrale il ruolo della Regione che deve approvare le demolizioni delle vecchie unità di produzione di energia elettrica a olio combustibile che non hanno più ragione di esistere (e per questo erano state definite le intese per l’abbattimento e la costruzione di un nuovo gruppo sostitutivo con tecnologie all’avanguardia). L’autorizzazione finale spetta alla Regione - come è stato ribadito ieri dal ministero dell’Ambiente - che ha tutta la documentazione necessaria per pronunciarsi fin da subito. Tenendo anche presente che le operazioni per rimuovere i gruppi 1 e 2 potranno avvenire solo nel 2015, perchè l’anno appena cominciato sarà necessario per espletare una serie di attività preliminari piuttosto complesse.

Sulle demolizioni c’è la benedizione del ministero dell’Ambiente e i documenti per esprimere il parere sono già negli uffici della Regione, presentati da E.On proprio di recente. Serve una decisione prima che la vicenda possa prendere orientamenti differenti: non si possono dimenticare, infatti, i tentativi effettuati da E.On - ma anche da Terna - per auspicare ulteriori proroghe di esercizio della vecchia centrale nel nome della sicurezza della rete nazionale. Una linea che, in qualche modo, aveva avuto come interlocutore anche il ministero dello Sviluppo economico che aveva sostenuto l’esigenza di salvaguardare le esigenze manifestate da Terna e E.On, pur in un quadro di valutazione complessiva della realtà energetica nazionale. In questo contesto si inseriscono i misteri legati all’effettivo funzionamento dell’elettrodotto Sapei che - alla luce dei fatti - non ha finora svolto pienamente il ruolo per il quale è stato costruito con un investimento finanziario importante.

L’archiviazione definitiva dei gruppi 1 e 2 si collega anche al futuro del polo energetico del nord Sardegna e riguarda la presenza stessa di E.On in Sardegna e in Italia. Se davvero la multinazionale tedesca ha deciso di lasciare, c’è una fase decisiva che riguarda i potenziali acquirenti e l’attivazione dei progetti già autorizzati (come quello per il quinto gruppo). La palla è nelle mani della Regione che prima autorizza la demolizione e prima si tolgono eventuali rischi di “rilancio” da parte di chi, invece, vorrebbe spremere ancora i gruppi 1 e 2 (il primo impossibile da tenere in esercizio e il secondo con ancora un margine ipotetico di 2mila ore). Nel frattempo c’è da gestire la partita del personale (25 persone circa più i lavoratori dell’indotto) che vedrà impegnate le organizzazioni sindacali già dai prossimi giorni. Le soluzioni non mancano e la questione energetica - ora che la campagna elettorale per le regionali è entrata nel vivo - rappresenta uno degli elementi essenziali nei programmi di sviluppo, non solo di Fiume Santo e del Sassarese ma di tutta la Sardegna.

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