La Nuova Sardegna

Sassari

Ossi, chiese e “bidde” medievali in un calendario - FOTO

di Pietro Simula
Ossi, chiese e “bidde” medievali in un calendario - FOTO

Iniziativa della società Cem e di due coop sociali a sostegno di ua nmissione in Africa

07 gennaio 2014
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OSSI. Non si tratta del solito calendario. “Antiche chiese di… Ossi” è un viaggio nel passato del territorio, un tuffo nel periodo delle ville (“bidde”) medioevali (XII-XIV sec.) che attorno a piccoli nuclei, i “fuochi”, animavano le campagne rendendole fertili e produttive. Il segno della loro vitale presenza nel passato è oggi affidato alle antiche chiese, sopravvissute per lo più in stato di rudere, talvolta nei toponimi con i quali vengono ancora identificate le località.

Prodotto per iniziativa della Società cooperativa di grafica, stampa e pubblicità Cem, della Cooperativa di assistenza sociale Serenissima e della Cooperativa sociale Pegaso il calendario si avvale, per la parte storico-archeologica, del contributo dell’archeologa Pina Derudas (già autrice di “Archeologia nel territorio di Ossi”) e per le notizie sui santi titolari delle chiese e sulla diffusione del loro culto del parroco don Salvatore Saba.

Suggestiva la copertina, che presenta la facciata di Sant’Antonio di Briave con i suoi caratteristici archetti e la luce cruciforme sotto il roccione incombente del Monte Mannu. Appartenente alla Curatoria di Figulinas è attribuita a maestranze di educazione toscana (XII sec.). Ancora oggi il 17 gennaio di ogni anno ossesi e florinesi vi celebrano la festa con una sagra campestre. Non lontano, nel pendio di un’ampia vallata, sorgono i ruderi recentemente consolidati della chiesa di Nostra Signora di “Silvaru”, ad unica navata con copertura a botte e campanile a vela.

La memoria ricorda la presenza di un dipinto rappresentante la Madonna del Bosco, venerata anche nella cattedrale di Sassari. “Noale”, altra “bidda”, sorge a qualche chilometro: la chiesa, intitolata a San Giovanni, mostra, ben conservata, una porzione della fiancata meridionale e parte della facciata. Una bolla pontificia la data al 1176, ma nello stato giunto ad oggi si ritiene sia da ascriversi alla fine del XIII sec. o all’inizio del XIV. Sulla provinciale Ossi-S.Antonio, affiorano i ruderi della chiesa di Santa Margherita (fine XIII e inizio XIV sec.), titolare del villaggio di Mara. Sino a qualche anno fa la facciata era ancora integra (ne è rimasta la documentazione fotografica); ma nel dicembre del 1990, ne è crollata la metà. Molta memoria e fonti per la chiesa di Santa Caterina nell’amena vallata di Save (oggi Sae), ma quel che resta è solo un filare sul piano di campagna, sufficiente però a ricostruirne la pianta. Di epoca antecedente l’inizio del XIV secolo. L’ultima chiesa proposta dal calendario (una ogni due mesi) è quella di Santa Vittoria de Plano, titolo col quale risulta essere annessa alla chiesa cattedrale turritana con atto del 31 agosto 1571.

Su un primo nucleo medioevale sono stati operati diversi interventi che ne hanno modificato l’assetto ampliandone la navata. Ormai prossima al centro abitato la chiesa è ancora funzionante e la Santa, “sa santa ’e sas bajanas”, è considerata contitolare della parrocchia insieme a San Bartolomeo. Lo storico Angius ai primi dell’800 ricorda le ardie spericolate che si correvano attorno all’edificio. «Esiste una responsabilità della memoria – ha commentato Pina Derudas nella sua relazione – che impone l’obbligo morale di comunicare rendendo disponibile al maggior numero di persone possibile il patrimonio esistente per assicurarne continuità e tutela». La presentazione si è svolta al Museo Etnografico col patrocinio del Comune. Il ricavato sarà destinato alla “Associazione Pietra d’Angolo”, a sostegno della missione in Madagascar di don Emanuele Piredda.

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