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Sassari

sentenza del tar

Certificati medici negati, il giudice bacchetta l’Aou

di Daniela Scano
Certificati medici negati, il giudice bacchetta l’Aou

SASSARI. Se il paziente è un minore e i suoi genitori chiedono copia della documentazione sanitaria che lo riguarda, l’amministrazione non può accampare la tutela della privacy del paziente per...

03 gennaio 2014
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SASSARI. Se il paziente è un minore e i suoi genitori chiedono copia della documentazione sanitaria che lo riguarda, l’amministrazione non può accampare la tutela della privacy del paziente per negare l’accesso agli atti. Invece è stata proprio questa la sconcertante motivazione addotta dall’Azienda ospedaliera universitaria per rispondere picche a una coppia che chiedeva di conoscere tutti i dettagli degli accertamenti clinici cui il figlio era stato sottoposto nell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile.

La spiegazione del responsabile della clinica non ha affatto convinto i giudici del Tribunale amministrativo regionale. Nei giorni scorsi, con una sentenza che bacchetta l’Aou e che ribadisce i diritti dei genitori (e di chi esercita la potestà su un minore), la seconda sezione del Tar ha ordinato all'amministrazione sanitaria di consegnare entro trenta giorni copia di tutta la documentazione. La sentenza emessa dalla seconda sezione del Tar accoglie il ricorso dei due genitori e mette fine al braccio di ferro in corso dall’estate del 2012 tra la coppia, rappresentata dall’avvocato Maddalena Boe del foro di Nuoro, e l’Aou sassarese.

Tutto era cominciato con una serie di controlli cui il figlio dei ricorrenti era stato sottoposto negli ambulatori di Neuropsichiatria infantile. Visite ambulatoriali e accertamenti clinici che hanno spinto i genitori del bambino a rivolgersi ad altri specialisti per ulteriori verifiche. Da qui la richiesta all’Aou di copia della intera documentazione sanitaria. Sorprendente, il 6 agosto del 2013, la risposta dell'Azienda ospedaliera. Tra gli atti consegnati c’era, infatti, anche una certificazione del responsabile dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile che negava l’accesso alle copie dei fogli ambulatoriali «in quanto - scriveva il medico -, per regolamento interno, essi non costituiscono cartella clinica ma delle note ad uso medico». In altre parole, secondo l’Aou ciò che uno specialista scrive nel suo ambulatorio sono appunti a uso interno. I genitori, insomma, dovevano accontentarsi di un certificato finale stilato dal responsabile della clinica e di un elenco di esami clinici cui il bambino era stato sottoposto. «Il foglio ambulatoriale - spiegava lo specialista - potrebbe infatti contenere dati riservati e sensibili o notizie che è preferibile non diffondere al fine di tutelare la privacy del paziente».

Questa tesi è stata ribadita anche in giudizio dove l'Aou, assistita dall'avvocato Pasquale Fadda, ha ribadito la tesi degli appunti ambulatoriali «contenenti - si legge nelle controdeduzioni dell’amministrazione - le valutazioni personali o aspetti da approfondire».

Prima di accogliere il ricorso dell’avvocato Boe, i giudici del Tar (presidente Francesco Scano, consigliere Alessandro Maggio, estensore Tito Aru) smontano la tesi dell’Azienda ospedaliero universitaria e dicono che è un diritto del paziente «ottenere l’accesso ai documenti amministrativi che lo riguardano, inclusi le copie dei referti e ogni tipo di elaborato o certificazione medica». Quindi anche degli “appunti" presi in ambulatorio, per il Tar «documenti interni compilati dal personale della struttura ospedaliera nell’ambito del servizio sanitario espletato» che devono essere consegnati in copia «tutte le volte - si legge nella sentenza - che la conoscenza del loro contenuto sia strumentale a verificare il corretto agire dell’amministrazione che lo ha erogato». Ed è proprio la correttezza e la tempistica della diagnosi fatta in Neuropsichiatria, adesso che il bambino viene curato altrove, al centro dell’interesse dei suoi genitori.

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