La Nuova Sardegna

Sassari

Termodinamico, in agguato una beffa

di Mario Bonu

Cossoine, la società ha trovato un escamotage per chiedere l’autorizzazione al Ministero. La rabbia dei Comitati per il no

01 dicembre 2013
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COSSOINE. Alla fine, pare che sia passata la “furbata” di unificare i quattro impianti termodinamici di Villasor, Gonnosfanadiga, Campu Giavesu (Cossoine), Giave e Bonorva, in un unico mega progetto la cui competenza viene sottratta alla Regione e trasferita allo Stato. Ne ha dato notizia con toni entusiastici il Sole 24 ore del 27 novembre, sotto il titolo “Sardegna, il futuro in 24 scatoloni” (i 24 scatoloni conterrebbero tutti i “documenti, progetti, studi e disegni richiesti per l'avvio della Valutazione di impatto ambientale al ministero dell'Ambiente”, come ha spiegato al “Sole” Tiziano Giovannetti, fondatore e amministratore delegato di Fintel Energia group, la società cui fa capo Energogreen).

La “sottile” differenza passa fra gli impianti di potenza inferiore a 300 Mw termici, la cui valutazione di impatto ambientale, sulla base del decreto legislativo 152/2006, rimane di competenza della Regione, e gli impianti oltre i 300 Mw termici per cui la “Via” è integrata nel procedimento per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, e quindi di competenza dello Stato. E siccome le centrali previste in Sardegna sono quattro, “una da 30 Megawatt elettrici e 3 da 50 Megawatt elettrici che corrispondono a 389 Megawatt termici”, aveva detto sempre al Sole 24 ore, il 2 ottobre scorso, Gianluigi Angelantoni, presidente di Ase (Archimede solar Energy) e amministratore delegato di Angelantoni Group, anch’esse coinvolte nel progetto, essendo che la potenza supera i 300 Megawatt termici, si deve applicare la Via nazionale e non quella regionale.

«Ciò che non si capisce – sostengono gli oppositori ai progetti – è com’è che il ministero dell’Ambiente abbia potuto sposare una tesi che fonde in un unico impianto quattro centrali che sono agli antipodi sul territorio regionale, e che riguardano aree geografiche con storie, culture, vocazioni, produzioni economiche, caratteristiche ambientali, assai diverse, che non si comprende come possano essere valutate in un unico procedimento di Via». E questo dopo che, a sentire sempre Angelantoni, la presidenza del Consiglio – pare anch’essa fortemente interessata al progetto – «ha inviato un funzionario per un sopralluogo nelle aree interessate». Quella che si capisce bene, invece, è la soddisfazione del presidente di Ase, che sempre al Sole 24 ore dice: “Adesso che i nostri impianti sono sotto la procedura autorizzativa del ministero dell'Ambiente e che è intervenuta anche questa nuova norma, avremo un notevole beneficio in termini di semplificazione del processo». Che si spinge anche oltre, facendo sapere che “a nome di Anest, l'Associazione nazionale energia solare termodinamica, abbiamo chiesto che Ase sia definito di rilevanza strategica nazionale, in modo tale che l'attenzione sul progetto venga portata a livello centrale, governativo».

La notizia ha creato forte allarme fra gli ambientalisti e i comitati per il no ai progetti del termodinamico, dell’eolico, del fotovoltaico. Il timore è che si compiano nuovi passi avanti in un processo di esproprio delle competenze. «Ma ciò che sorprende – sostengono gli ambientalisti – è il silenzio assordante di una classe politica che pare non abbia voglia o interesse a difendere le proprie prerogative, che poi sono le prerogative di dignità di un popolo. Perché – concludono – il presidente Cappellacci non ha detto una parola sull’argomento?»

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