Sardegna prima in Italia per consumo pro capite di lumache
Da convegno ultima scommessa: bava molluschi per uso cosmesi
CAGLIARI. Grandi mangiatori di lumache ma anche grandi importatori: l'85-90% del prodotto arriva da Tunisia e Algeria. La Sardegna, però, in questo settore a tavola non la batte nessuno. Nell'isola nel 2011 sono stati consumati 43.500 quintali di prodotto con un incremento del 4% sui numeri dell'anno precedente: un dato che attribuisce alla Sardegna il ruolo di regina con un consumo pro capite otto volte maggiore rispetto alla media nazionale. Sono alcuni dei dati emersi nel corso della prima giornata del convegno «La chiocciola va oltre», promosso a Cagliati dall'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna. Oggi si parla soprattutto di aspetti tecnici, sanitari e giuridici, mentre domani al Parco di Molentargius ci sarà l'incontro fra esperti, in particolare il direttore dell'Istituto internazionale di elicicoltura, Giovanni Avagnina, e gli allevatori. Tracciare la mappa del pianeta lumache in Sardegna non è facile: c'è chi si dedica a tempo pieno agli allevamenti, ma ci sono anche i raccoglitori e gli allevatori «occasionali». Si parla comunque di circa 50 aziende vere e proprie alle quali vanno aggiunte circa 250 micro attività. «Per un fatturato complessivo - ha spiegato Avagnina - che nel 2012 è arrivato a 12 milioni di euro. Un mercato in crescita, più 2,5% a livello nazionale, e un futuro tra speranze e scommesse: l'ultima riguarda l'utilizzo nel campo della cosmesi della bava della lumaca. L'estratto è già utilizzato in questo settore, ma per gli allevamenti sardi si tratta di una nuova frontiera ancora tutta da esplorare: dalla raccolta alla commercializzazione. Potrebbe essere un'arma in più per combattere, soprattutto nelle campagne sarde, la crisi e la disoccupazione». Nell'isola c'è chi ci sta provando, partendo da zero: giovani con alle spalle una esperienza di lavoro irrimediabilmente perso. Le zone? Soprattutto Sassarese, Medio Campidano, Sulcis e Ogliastra.