La Nuova Sardegna

Sassari

Detenuto tenta il suicidio in cella

Padova, Antonio Casu, sassarese, chiede da anni il trasferimento in Sardegna

13 novembre 2013
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SASSARI. Ha tentato di impiccarsi in una cella della casa di reclusione di Padova utilizzando una coperta. Antonio Casu, 57 anni, detenuto di Sassari in carcere per reati di droga, ha provato a farla finita ieri verso le 16.30. Lo scorso anno, nel carcere di Porto Azzurro all’Isola d’Elba, l’uomo aveva iniziato lo sciopero della fame per essere trasferito in un penitenziario in Sardegna. Ed è probabilmente ancora questo il motivo che l’ha spinto a stringersi una coperta intorno al collo nel pomeriggio di ieri. Subito è scattato l’allarme. Il detenuto, in asfissia, è stato soccorso prima dagli agenti della polizia penitenziaria e poi dal personale del Suem 118. In ambulanza è stato trasferito d’urgenza all’ospedale, dove è ricoverato in gravi condizioni in area rossa. Non è in pericolo di vita. Antonio Casu ha iniziato la sua protesta a febbraio dello scorso anno, nel carcere dell’Isola d’Elba. «O mi trasferite in Sardegna o smetto di mangiare». Per 20 giorni l’uomo ha smesso di nutrirsi iniziando uno sciopero della fame e della sete che ha costretto gli amministratori della casa di detenzione a disporre il suo ricovero all’ospedale di Portoferraio. Un ricovero stabilito per motivi precauzionali. Il motivo della protesta è singolare: non si lamenta per le condizioni della detenzione ma contesta i continui e faticosi trasferimenti in Sardegna, dove è coinvolto in alcuni procedimenti penali. Il suo nome compare infatti nell’elenco di quindici persone coinvolte in un traffico di droga nell’area del Sassarese: un’operazione del 2007 della Squadra mobile. L’uomo, già arrestato nel 1992 per un tentato omicidio, venne sorpreso con tre chili di cocaina nella borsa del mare (nei pressi di Platamona). «Forse si tratta di un gesto solo dimostrativo» commenta Salvatore Pirruccio, direttore del carcere Due Palazzi di Padova, «fortunatamente le sue condizioni non sono gravi». Dalla direzione del carcere riferiscono di non essere a conoscenza di proteste fatte dal detenuto per ottenere il trasferimento. Non è escluso, però, che anche in questo caso abbia presentato un’istanza al ministero dell’Interno per un trasferimento nella terra d’origine.

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