La Nuova Sardegna

Sassari

Archeologia, in età nuragica l’isola era immune alla malaria

Archeologia, in età nuragica l’isola era immune alla malaria

È il risultato di uno studio paleoimmunologico dell’università di Sassari

18 ottobre 2013
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. In età nuragica la Sardegna era immune dalla malaria mentre la presenza dell’antico flagello è accertata per l’età cartaginese. È il risultato di uno studio storico-paleoimmunologico condotto dal dipartimento di Scienze Biomediche dell’università di Sassari, da quello di Scienze della Salute Pubblica e Pediatriche dell’ateneo di Torino e dalla divisione di Paleopatologia dell’università di Pisa. È stata inoltre verificata la presenza della leishmaniosi umana (un’antropo-zoonosi) nella forma viscerale, da mettere verosimilmente in relazione con il ravvicinato contatto degli allevatori-cacciatori raccoglitori con i cani.

Lo studio «Approccio paleobiologico alla storia della malaria e della leishmaniosi in Sardegna dall’età Prenuragica al Medioevo» è stato condotto da un gruppo di ricerca su materiali osteoarcheologici forniti dalle Soprintendenze alle antichità di Cagliari e di Sassari, con fondi della Fondazione del Banco di Sardegna. Sulla base di una cartografia della malaria (collegata ai dati paleoclimatici), il gruppo di ricercatori ha impostato il lavoro con screening di ampia portata sulle collezioni osteoarcheologiche, capaci di accertare la presenza del patogeno. Nel caso della malaria, l’utilizzo di questi test, la cui sensibilità e specificità su materiale antico è già stata confermata in studi precedenti, permette di identificare le proteine delle diverse specie del genere Plasmodium (falciparum, vivax, ovale, malariae). Le indagini paleo immunologiche sono state effettuate su campioni di siti di varie aree geografiche, corrispondenti a diverse epoche storiche e datati con il metodo del radiocarbonio: età nuragica; età fenicia ; età romana; prima età moderna. Non sono stati identificati casi di malaria, nè di leishmaniosi umana nei reperti osteologici provenienti dai siti di età nuragica. Sono invece risultati positivi alla malaria due campioni esumati da siti come quello di Sa Figu (600 - 560 a.C., periodo Cartaginese). Qui è stato rilevato anche un possibile caso di co-infezione malaria-leishmaniosi.

In Primo Piano
Ambiente a rischio

Avvistata una scia gialla, sulle Bocche l’incubo inquinamento

di Marco Bittau
Le nostre iniziative