La Nuova Sardegna

Sassari

«Otto anni per lo sfregio della lucciola»

di Luca Fiori
«Otto anni per lo sfregio della lucciola»

Il pm ha sollecitato una pesante condanna per la romena che gestiva il racket delle connazionali

03 ottobre 2013
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SASSARI. Per dare una lezione a una giovane connazionale che si rifiutava di pagare il racket l’aveva sfregiata con un coltello da cucina e fatta minacciare da finti clienti che l’avevano fatta salire in auto e poi terrorizzata puntandole un coltello alla gola. In un’occasione per convincere la lucciola a pagare duecento euro la settimana per occupare il marciapiede davanti al distributore Agip, a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria, era stato anche esploso un colpo di pistola. Ieri mattina il pubblico ministero Carlo Scalas ha chiesto otto anni e sei mesi di reclusione per Madalina Michaela Iacob, la trentenne romena finita in manette un anno fa insieme al connazionale Viorel Neicu con l’accusa di aver gestito in città – con metodi molto bruschi – la tratta di giovani dell’est europeo portate in Sardegna con il miraggio di un lavoro e poi costrette a prostituirsi.

Madalina Michaela Iacob, difesa dall’avvocato Paolo Spano, deve difendersi dall’accusa di lesioni aggravate, tentata estorsione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Viorel Neicu era già stato processato e condannato a tre anni e otto mesi per gli stessi fatti con il rito abbreviato. All’inizio di agosto aveva chiesto al suo difensore di presentare ricorso in appello ma l’avvocato Pietro Paolo Callà lo aveva prima sconsigliato e poi aveva rinunciato all’incarico. Pochi giorni dopo l’uomo era morto nel carcere di Bancali per una crisi cardiaca. Il sostituto procuratore Elena Loris aveva aperto un’inchiesta e il medico legale aveva chiesto novanta giorni per comunicare alla Procura gli esiti degli esami tossicologici. Madalina Michaela Iacob e il suo connazionale erano stati identificati in seguito all’aggressione di una connazionale diciannovenne. Secondo le accuse, a sfregiare la ragazza perché aveva capeggiato la rivolta contro i capi del racket sarebbe stata Madalina Michaela Iacob. La donna, sempre secondo le accuse, aveva il compito di controllare che le ragazze non violassero le regole ferree della organizzazione che le aveva portate in Italia e che le costringeva a consegnare una parte dei guadagni: duecento euro che le giovanissime dovevano versare ogni settimana ai capi, i quali minacciavano pesanti ritorsioni nei confronti delle loro famiglie di origine. Nel fascicolo della Procura ci sono anche gli sms minatori che la Iacob aveva mandato alla connazionale : «Non ti è bastato il coltello alla gola?».

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