La Nuova Sardegna

Sassari

Per l’Asinara i beni confiscati alla mafia

di Gianni Bazzoni
Per l’Asinara i beni confiscati alla mafia

La proposta in occasione del Bilancio sociale di Unipol. Soru: «Il presidente del Parco non può nominarlo il ministro»

12 settembre 2013
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SASSARI. I beni confiscati alla mafia per sostenere lo sviluppo del Parco nazionale dell’Asinara, l’ex isola-carcere che ha dato un contributo notevole nella lotta alla criminalità (è stata carcere di massima sicurezza fino al 1997, quando è stato istituito il Parco che ha avuto finora un percorso lento e complicato). La proposta è emersa nella mattinata di ieri nel corso della tavola rotonda che si è sviluppata nel cortile dell’ex diramazione centrale di Cala d’Oliva nell’ambito della presentazione del Bilancio sociale del gruppo Unipol per il 2012.

L’indicazione è partita dalla base ed è stata rilanciata da Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, già vice presidente di Libera, l’associazione contro le mafie presieduta da don Luigi Ciotti per conto della quale segue i progetti di gestione dei terreni confiscati alle mafie e affidati alle cooperative sociali.

«Se ci siamo riusciti in Sicilia e in Calabria – ha detto Fontana – possibile che non si riesca all’Asinara? La richiesta va formalizzata al governo nazionale, con riferimento specifico al Fondo unico della Giustizia».

All’Asinara, in effetti, il bunker che ospitò Totò Riina, proprio a Cala d’Oliva, la famosa “discoteca” (chiamata così perchè aveva le luci sempre accese), può essere considerato un bene confiscato alla mafia. In quei locali, oggi, esiste un presidio di Libera che sviluppa un percorso della legalità che parte dalla foresteria - dove soggiornarono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per scrivere la requisitoria del primo maxi-processo - e si conclude nel carcere di massima sicurezza.

«La riqualificazione dei luoghi come opportunità di lavoro e valorizzazione dell’ambiente», questo il tema della tavola rotonda alla quale è intervenuto il presidente di Tiscali Renato Soru. L’ex governatore della Sardegna, che già nel 2004 lanciò la vertenza con lo Stato sulla tutela ambientale, ieri è tornato sull’argomento con la stessa decisione: «L’Asinara deve restare Parco nazionale – ha detto – ma la legge va modificata. Non è pensabile che a distanza di oltre 15 anni non sia cambiato quasi niente, ancora non esiste il consiglio direttivo e il presidente non può essere nominato dal ministero dell’Ambiente, la parola deve tornare agli enti locali. C’è tanto da fare – ha concluso Soru – ma ho la speranza che la buona politica torni anche in Sardegna».

Ambiente, sviluppo e occupazione possono stare insieme e rappresentare anche una importante occasione per creare nuove opportunità di crescita e di valorizzazione del territorio, su questo tema si è incentrato anche l’intervento della sociologa Lilli Pruna, docente dei Processi economici e del lavoro dell’Università di Cagliari, con una analisi sulla crisi che ha investito il mercato del lavoro e la società sarda nel suo complesso.

Non è stata casuale la decisione di tenere la presentazione del Bilancio sociale di Unipol nel cortile dell’ex carcere dell’Asinara. Il presidente Pierluigi Stefanini ha indicato l’isola come esempio di un processo di riqualificazione, con obiettivi di rigenerazione del tessuto sociale e dell’ambiente che siano, allo stesso tempo, fonte di lavoro qualificato.

Il dibattito è appena cominciato e presenta una serie di approfondimenti, primo fra tutti quello di un ventaglio di possibilità di partnership tra l’amministrazione pubblica e l’economia privata (ne ha parlato anche Mario Zoccatelli di Gbc Italia), dove la sostenibilità deve essere l’elemento centrale di una responsabilità territoriale condivisa.

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