La Nuova Sardegna

Sassari

Kasia Smutniak all’Asinara

Kasia Smutniak all’Asinara

«Non sono come Sara di In-treatment. Mesi di preparazione per la serie culto sulla psicoanalisi»

09 settembre 2013
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di Paolo Curreli wASINARA Ultima giornata per "Pensieri e Parole", la terza tappa del circuito "Isole del cinema". Protagonista della serata di oggi il film di Rolando Ravello "Tutti contro tutti", prodotto da Domenico Procacci che con Bruno Arpaia, autore del libro "Con la cultura si mangia" edito da Guanda, dialogherà col pubblico alle 19, sulla situazione culturale italiana. Interessante appuntamento alle 20 con i corti della Erasmus Summer School, in collaborazione con il dipartimento di architettura dell'università di Sassari. Il film di Ravello, proposto alle 21, è uno spaccato sarcastico dell'Italia, con una guerra tra poveri per un appartamento popolare, interpretato, fra gli altri, da Kasia Smutniak, che arriverà nel pomeriggio di oggi sull'isola. L'attrice polacca, Globo d'oro nel 2008, madrina della passata edizione del Festival di Venezia e con alle spalle notevoli interpretazioni nel cinema e per la televisione - è stata Franca Gandolfi, moglie di Domenico Modugno, nella miniserie "Volare" per la Rai - ha coraggiosamente accettato di lavorare in una delle serie televisive più innovative degli ultimi anni, trasmessa durante la stagione invernale su Sky; "In treatment". Nessuna corsa vertiginosa o battute sarcastiche. Ma cinque storie per cinque segreti, questa la tag-line della serie. La psicoanalisi protagonista dei 30 minuti di ogni puntata. Una suspence creata da una regia serrata quanto minimale, gli incontri viso a viso scanditi dall'agenda dello psicoterapeuta Sergio Castellito, pochissimi esterni e rarissimi montaggi con la camera quasi fissa. Un format nato in Israele (come la pluripremiata Homeland, d'altronde) che ha conquistato gli Usa dove è arrivata alla terza stagione. In Italia la serie ha avuto un grande successo è stata riscritta ed adattata con una grande prova di regia di Saverio Costanzo e un'ottima performance attoriale del cast. Indimenticabile la Sara interpretata in maniera intensa e iperealista da Kasia Smutniak, ragazza invaghita dello psicologo Castellito. «È stato uno dei progetti più interessanti e faticosi a cui ho lavorato. Non mi era mai capitato di trovare un testo così lungo». Dice Kasia «Ci sono voluti mesi di preparazione, cosa che nel cinema non accade mai. Cercavo un percorso mentale chiaro, ogni weekend ci si incontrava con Saverio Costanzo, lui su una sedia io sul divano e cominciava la "seduta di psicanalisi". Si faceva l'intera puntata, ci fermavamo e si discuteva approfondendo il personaggio. Mezz'ora di monologo da mandare a memoria e da ripetere perfettamente davanti alla camera». Racconta l'attrice. «Quando mi hanno fatto la proposta di lavorare alla serie mi sono chiesta perché rifarla? Esiste già, invece ha funzionato la "traduzione", riportare le varie vicenda in Italia, solo poche situazioni sono rimaste simili, Dario, per esempio, il carabiniere infiltrato nell'ndragheta nella serie americana è un soldato in Afghanistan». Quasi una prova sul palcoscenico. «Io non ho mai fatto teatro, il pubblico là davanti, sentire il suo respiro percepirne la presenza, è una cosa che non riuscirei a sopportare. Ma la parte tecnica, memorizzare il monologo lavorare tutto di un fiato mi ha davvero affascinato». La fascinazione dell'immersione nella psiche? «Il mestiere dell'attore è introspezione, capire il personaggio, a me riesce meglio se il personaggio è lontano da me stessa. Io sono la persona al mondo più di diversa della Sara di "In treatment", guardare dall'esterno mi aiuta di più». La tv è sinonimo di produzione semplice e popolare? «Le serie televisive ormai hanno raggiunto un livello davvero alto, andare in tv non vuol dire far passare un prodotto mediocre. Ho amato moltissimo Homeland che trovo geniale, ma mi incanta anche riguardare una puntata di Grey's Anatomy, la professionalità, la perfezione dalle musiche agli intrecci. Ho avuto modo di parlare con l'autore della serie israeliana "In treatment", hanno lavorato gratis per due anni per scrivere tutto, era così innovativa che non c'era modo di spiegarla ai produttori».

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