La Nuova Sardegna

Sassari

L'OPINIONE: Lo Jus soli? Un errore, e la Kyenge non dovrebbe fare il ministro

Ferdinando Camon

È una proposta fatta dall'esterno della cittadinanza, per favorire chi non ce l'ha, senza tener conto dello sconquasso che introduce

08 agosto 2013
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Arrivano barconi dall’Africa, sono in difficoltà, il mare grosso li sbatte su e giù, la massa umana che ci sta dentro dopo tre giorni e tre notti ha vomitato anche l'anima, nessuno si regge in piedi. Ci sono anche donne. Due sono incinte. Partoriscono nel primo giorno che sono qui. Nascono due bambini. Nati su suolo italiano, se applichiamo lo jus soli sono cittadini italiani. Come me, come voi. Non sappiamo ancora se i genitori sono somali o egiziani o senegalesi, ma comunque i figli sono italiani. I padri restano extracomunitari, ma i figli sono italiani. Come due genitori maghrebini possano mettere al mondo un figlio italiano, è un mistero che non può essere spiegato. Se scatta lo jus soli, sic est.

Essere cittadino di uno Stato, appartenere al popolo che vive e lavora in quello Stato, vuol dire ereditare il suo passato, accettare le sue leggi fondanti (Costituzione e codici), condividere il suo presente, lavorare per realizzare il suo progetto di futuro. Essere cittadino non è una condizione involontaria e passiva, non è un dato subíto e insopportato, è un atto, bisogna compierlo o meritarselo. So bene che ci sono molti cittadini italiani, come voi e come me, anche di più, perché sono deputati o consiglieri o sindaci, che ci disonorano in faccia al mondo, attirando su di noi condanne e disprezzo da parte delle massime istituzioni europee e mondiali, diffondendo l'idea che in Italia regna la barbarie, non è arrivata la civiltà, è sconosciuto il Cristianesimo, non è stata scritta una Costituzione, non si ha idea di un Codice Penale, dirigenti e ministri fanno e dicono quel che vogliono, non sono sottoposti alle leggi. Perché se fossero sottoposti, commettendo atti o rilasciando dichiarazioni pubbliche oltraggiose per il comune senso dell’essere umano, dovrebbero automaticamente decadere da ogni carica, restituire gli stipendi presenti e passati, e finire sotto processo penale. Chi dice che la Kyenge è una scimmia, è un orango, bisogna buttarle le banane, non è umana perché non è bianca, non può fare il consigliere o il sindaco o l'insegnante, non può votare, svergogna la cittadinanza che ha in comune con noi e dovrebbe risarcirci tutti. I leghisti devono parecchi soldi a voi e a me. Quando i compagni di partito sbagliano, se c'è uno che si scusa per tutti, quello mostra la necessaria dose di grandezza. E qui è Tosi. È l'unico.

Detto ciò, fermiamoci sullo jus soli. Lo jus soli è una proposta fatta dall'esterno della cittadinanza, per favorire chi non ce l'ha, senza tener conto dello sconquasso che introduce. Si dice: "Ma l'America fa così". Esatto, ma l'America è uno Stato occupato e conquistato dagli immigranti, sulla distruzione e l'annientamento dei nativi locali. I colonizzatori si sono eretti a cittadini aventi ogni diritto, compreso quello di stabilire chi è e chi non è americano. L'America ha avuto una identità e una Costituzione impiantate sulla mancanza di una identità e di una Costituzione. Siamo noi in questa condizione? Attenzione a quello che ora dirò, me ne assumo la responsabilità. Per coloro che vogliono lo jus soli, o altre forme di enorme facilitazione alla cittadinanza, per cui uno viene qui e in un attimo è nostro concittadino, la risposta coerente è: sì, siamo in questa condizione. E cioè: Costituzione e codici non importano, non occorre conoscerli e farli propri, la cittadinanza ci cade addosso, nel nuovo popolo si possono accostare non solo civiltà e civiltà, diverse ma compatibili, ma anche civiltà ostili tra loro, sistema e anti sistema. Per questo dico: non ha senso fare ministro italiano un'ottima persona, ma che ragiona da extra-italiano. Magdi Allam dice che fare ministro italiano la Kyenge è «un atto di razzismo verso gli italiani». Parole pesanti. Ma il concetto è quello.

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