La Nuova Sardegna

Sassari

Gli orti sociali come antidoto all’emergenza

di Vincenzo Garofalo
Gli orti sociali come antidoto all’emergenza

Il Comune li lancia per aiutare gli anziani e i cittadini in difficoltà e riscoprire le valli urbane

19 giugno 2013
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SASSARI. Il ritorno alla terra come riscatto sociale, per sottrarre al degrado le storiche vallate urbane inutilizzate e per dare una mano alle famiglie sassaresi che si trovano in difficoltà economiche.

È il progetto degli “Orti sociali” lanciato dal Comune sulla scia di iniziative simili avviate in diverse città della Penisola e discusso ieri per la prima volta dalle commissioni consiliari agli Affari generali e al Bilancio.

Il programma, si cui i consiglieri hanno iniziato ad analizzare il regolamento proposto dall’assessore al Patrimonio, Vinicio Tedde, mette a disposizione dei cittadini circa sei ettari di campi incolti, di proprietà del Comune, da trasformare in orti urbani, sottraendo le aree allo stato pressoché di abbandono in cui versano attualmente, e riscoprendo una delle più antiche tradizioni della città di Sassari, quella dell’orticoltura.

A coltivare gli orti urbani saranno gli over 65, le persone con difficoltà di inserimento o economiche segnalate dai servizi sociali del Comune e, tramite dei progetti didattici mirati, le scuole e le associazioni no profit che faranno richiesta. Le aree da trasformare in orti urbani sono state individuate nella vallata del Rosello, in località Santu Bainzeddu (a ridosso di viale Porto Torres) e a Pala di San Francesco.

In tutto sono disponibili circa 6 ettari, compreso un piccolo appezzamento privato, i cui proprietari hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa del Comune. Questi terreni saranno divisi in fazzoletti di minimo 50 metri quadrati ciascuno, e in generale saranno divisi in due categorie: orti urbani di pregio e orti urbani non di pregio.

I primi sono stati individuati nella valle del Rosello, in zone facilmente visibili e accessibili ai cittadini, e per questi il Comune prevede l’assegnazione alle scuole e alle associazioni no profit per la realizzazione di progetti didattici, in base a un bando pubblico che sarà studiato ad hoc dagli uffici comunali.

Per gli orti “non di pregio”, ossia la maggior parte dei terreni disponibili, il regolamento comunale prevede due tipi di assegnazione: il 60 per cento sarà riservato agli over 65 tramite un’apposita graduatoria che terrà conto del reddito Isee; il restante 40 per cento delle terre sarà messo a disposizione alle persone segnalate dai Servizi sociali o per la difficile condizione economica familiare, o per le difficoltà di inserimento sociale manifestate.

Gli anziani cui sarà affidato un orto urbano dovranno pagare un canone annuo al Comune di 60 euro, come contributo per le spese di irrigazione ed energia elettrica.

Le produzioni di questi orti non saranno destinate al mercato ma all’autoconsumo, ossia finiranno sulle tavole di chi coltiva i terreni, come aiuto per il sostentamento familiare.

Questo secondo quanto dispone in prima battuta il regolamento che sarà approvato nelle prossime settimane (dopo aver sentito anche gli assessori ai Servizi sociali e all’Ambiente, coinvolti in prima linea nel progetto), ma sull’argomento l’assessore Tedde non ha voluto chiudere le porte a possibili e futuri accordi con le associazioni di categoria.

In commissione il progetto ha trovato la condivisione di tutti, anche se dai consiglieri Giancarlo Rotella e Simone Campus sono arrivate richieste di volgere lo sguardo anche ai disoccupati di ogni età e di avviare una vera politica agricola che non si fermi a dei semplici orti sociali. In tempi di crisi è necessario mettere in campo idee e tutte le forze per arginare il grave disagio sociale esistente e che riguarda tutte le fasce d’età.

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