La Nuova Sardegna

Sassari

Natura e poesia, speranza per un mondo smarrito

Paolo Fresu
Natura e poesia, speranza per un mondo smarrito

“La prima rondine”, il concerto di Paolo Fresu e di Niccolò Fabi a Berchidda

04 giugno 2013
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Vorrei girare il cielo
come le rondini
E ogni tanto
fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti
al fresco dei portici
E come loro
quando è la sera
chiudere gli occhi
con semplicità

(Da "Le rondini", di Lucio Dalla)

Sono scomparsi gli uccelli, dice mio padre girando per la campagna con aria preoccupata. E' da qualche anno che passerotti e altre piccole specie non ci sono più. Ciò, a detta di mio padre, non va bene.

I “perfuralzos”, i passeri, sono scomparsi e le rondini non vengono più. Solo i fenicotteri rosa continuano fortunatamente a soggiornare negli stagni di Molentargius, oltre che a Montpellier e Tunisi.

Chissà dove sono finite le piccole specie. Quelle stanziali, forse sterminate dai pesticidi, e quelle migratorie la cui bussola interiore è alterata dagli sconvolgimenti climatici.

Rispetto al passato sono poche anche le fragorose cornacchie alle quali si dava la caccia ai nidi durante le feste campestri di maggio e vedere un upupa è un evento rarissimo.

Solo le gazze imperversano nel nostro giardino di Bologna. Rumorose e fastidiose hanno preso il totale possesso del luogo ed eliminato qualsiasi altro volatile. Anche questo segno dei tempi moderni e parabola dell'arroganza contemporanea.

Una volta la natura aveva le sue leggi e le sue regole quando oggi queste sono dettate dall'uomo che ne stravolge i sottili rapporti.

Per il nostro giardino abbiamo comprato due nidi a forma di casette. Sono carini e apparentemente, secondo il nostro punto di vista, accoglienti. Dipinti di verde e di azzurro hanno un non so che di casa che invita all'abitarli.

Li abbiamo messi sul ramo principale di due alberi non troppo alti al riparo apparente da pericolosi predatori e dalle intemperie. Ovviamente nessun passerotto li ha scelti per depositarvi le uova e preferiscono nidificare, ogni inizio di primavera, tra una finestra e il suo scuro che guarda a sud verso l'Appennino, perché le gazze non perdonano ed è l'unico posto dove non possono arrivare.

Il mondo animale non è diverso da quello degli umani e mio padre ha ragione a preoccuparsi. Specie quando non tornano le rondini perché scelgono di andare altrove e perché ciò non è bello ed è sintomatico di un malessere che crea una frattura. Tra uomo e uccello e tra luogo e tempo.

Perché le stagioni sono scandite da un ritorno che è ciclico laddove i segni del cambiamento sono i segnali della vita che si evolve impercettibilmente e che è rappresentata da sottili metafore che invitano alla speranza. Queste sono un fiore che sboccia e un albero in fiore, un filo d'erba che cresce o un asparago selvatico che si fa posto in una “chijura”di rovi ma soprattutto un nido di rondine appeso nel sottotetto o uno di quaglia ben nascosto tra i filari di una vigna. A dimostrare che il tempo è sempre uguale nonostante tutto. Per questo bisogna preoccuparsi quando ciò non accade e gli appuntamenti vengono mancati.

Ma succede anche che «a volte ritornano». Parafrasando il titolo di un libro di poesie di Patrizia Vicinelli a volte le cose si muovono da sole e ne smuovono di altre.

E se la poesia di un fiore che sboccia o di un asparago selvatico che si fa breccia tra le spine può offrire uno spunto di riflessione è la stessa poesia a suggerire una meditazione sul tempo che, metricamente, gli appartiene.

La bellezza dei versi di Giacomo Leopardi, di Pablo Neruda, di Wislawa Szymborska o di Konstantinos Kavafis sta nel ritmo che, a sua volta, si insinua nello spazio tra le parole. E se i versi dei poeti hanno marcato profondamente – ed emozionalmente – generazioni su generazioni non potrebbe essere forse la poesia a salvarci o a renderci più leggeri?

«Quest'anno la partenza delle rondini mi stringerà, per un pensiero, il cuore». Mai e poi mai Umberto Saba avrebbe scritto questi versi se non ci fosse da sempre il ciclico ritorno delle rondini. A dimostrare quanto l'universo che si muove intorno alla Terra rappresenti quella certezza capace di dare un senso alle cose e regalarci così speranza.

E se l'universo è il nulla aristotelico teorizzato nel Quinto Elemento – che questo anno è il motivo conduttore di Time in Jazz – acquista ancora più senso il tema della seconda edizione di questa "Primavera al Laber" dal titolo “La prima rondine”. Musica e arte nel cuore dell'ex cooperativa del latte a Berchidda, per ricordare che tutto viene dalla Terra e che questa nasconde una poesia sottile da leggere metaforicamente in una rondine che torna. Per ogni stagione e portando con sè ciò che raccoglie altrove e che diventa seme e poi fiore e frutto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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