La Nuova Sardegna

Sassari

Metodo Zamboni inutile per la sclerosi multipla

di Gabriella Grimaldi
Metodo Zamboni inutile per la sclerosi multipla

Domenica sono stati presentati i risultati dello studio scientifico Cosmo. L’insufficienza venosa cronica non è la causa della patologia neurologica

24 aprile 2013
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SASSARI. La sclerosi multipla non è associata in alcun modo all’insufficienza cronica venosa. Di conseguenza viene meno la congruità scientifica del metodo ideato da Paolo Zamboni, neurologo di Ferrara, metodo che negli anni scorsi ha creato tantissime speranze fra gli ammalati. L’affermazione viene fuori dallo studio Cosmo, commissionato dall’associazione Aism, i cui risultati sono stati presentati a Sassari per tutta la Sardegna. All’assemblea, che si è tenuta domenica scorsa hanno partecipato un centinaio di persone interessate a vario titolo ad avere preziose informazioni sulle prospettive di cura di una malattia progressiva che, soprattutto in Sardegna, colpisce molte persone in forma grave.

Tra i relatori uno dei principali “investigatori” dello studio, ovvero Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia e Istituto di Neurologia sperimentale del San Raffaele di Milano. «I dati dimostrano che l’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica non è una patologia legata alla sclerosi multipla. Tanto è vero che si riscontra in percentuali simili anche in soggetti del tutto sani. Già da tempo, peraltro, per una serie di consistenti motivi ampiamente documentati dalle pubblicazioni, la comunità scientifica aveva già escluso l’idea che l’insufficienza venosa potesse essere la causa della sclerosi multipla. Ma – ha proseguito il ricercatore – era rimasta in piedi l’ipotesi che la patologia a carico delle vene potesse avere un ruolo, anche secondario, nella genesi della malattia. Anche questa possibilità oggi viene esclusa dai dati in nostro possesso e perciò non c’è alcun motivo che possa indurre a risolvere l’insufficienza venosa per curare la sclerosi multipla».

Da un lato quindi è stata fatta chiarezza sulle cause, o meglio su ciò che non può essere la causa di questa malattia altamente invalidante, dall’altro crollano le speranze di tante persone che avevano visto nella terapia di Zamboni una possibile via d’uscita dalla sofferenza. In sostanza il medico dell’università di Ferrara aveva concluso, dopo una serie di osservazioni, che il sangue “sporco” in arrivo nel cervello attraverso le vene ostruite dall’insufficienza cerebrospinale poteva avere un ruolo nell’insorgenza della sclerosi multipla, malattia che provoca inabilità motorie di vario genere e che può portare al blocco della deambulazione. Da questo presupposto era stata avviata una procedura di “liberazione” chirurgica delle vene e in diversi casi si erano riscontrati mihglioramenti nelle condizioni del malato. Le ricerche di Zamboni per la verità erano state messe in discussione da subito e le polemiche non erano mancate sia in Italia che all’estero, dove molte persone sono andate per sottoporsi all’intervento. Un pellegrinaggio i cui risultati tuttavia non sono mai stati del tutto chiari. Quel che è certo, come succede in tutti i casi di terapie sperimentali, è l’oscillazione delle testimonianze tra il miracoloso e il devastante per la salute del malato di sclerosi multipla. Adesso, comunque, sulla base degli studi effettuati in materia, il ministero provvederà a bloccare le terapie considerate non pertinenti.

Alla riunione di domenica hanno partecipato molti medici della clinica Neurologica dell’università di Sassari, clinica che segue tutti i casi del territorio: da dati Istat (2007) risulta che i malati di sclerosi multipla nelle province di Sassari e Olbia-Tempio (anche questo territorio è seguito dall’Aou) sono circa 800. Di questi il 64,7 per cento sono donne e il 32, 6 uomini. Il 36,05 per cento sono giovani adulti (fino ai quarant’anni di età) mentre il 63,95 per cento è composto da adulti e anziani (oltre i 40 anni di età). Giulio Rosati, professore emerito nonchè ex direttore della clinica Neurologica, ha moderato la tavola rotonda seguita alle comunicazione nella quale è stato fatto il punto sulle conoscenze relative alla patologia e sulle terapie attualmente a disposizione. Nulla di nuovo, purtroppo sull’individuazione delle cause che generano una così grave malattia.

Naturalmente molte perplesità sulle cure Zamboni erano state espresse sin dall’inizio dai medici che a Sassari seguono i pazienti in un difficile percorso tra miglioramenti dei sintomi, remissioni spontanee della patologia e ricadute. I risultati dello studio in sostanza confermato quella che era praticamente un certezza.

L’Aism nazionale, che ha finanziato il progetto, si esprime dicendo che «il 97 per cento delle persone con sclerosi multipla non ha l’insuffucienza venosa. È chiaro dunque che questa patologia non è legata alla sclerosi. Sulla base dei dati ottenuti dunque non è più necessario sottoporsi agli esami per l’insufficienza venosa, nè tantomeno a interventi chirurgici sulle vene. Per curare la sclerosi multipla – concludono i responsabili dell’Aism – e sconfiggerla, è necessario individuare e percorrere altre strade».

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