La Nuova Sardegna

Sassari

A Sorso assassinio senza movente

di Elena Laudante
A Sorso assassinio senza movente

Chiuse le indagini sulla morte di Giovannino Delogu, invalido di 49 anni accoltellato davanti a un bar da Sabrina Glino

02 aprile 2013
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SASSARI. Nessun motivo, nemmeno futile: niente ha spinto la mano di Sabrina Glino, sassarese di 43 anni, divenuta accoltellatrice la sera del 20 dicembre scorso, a Sorso. Vittima di quel delitto senza ragione una persona che Sabrina conosceva poco, e che forse come lei vagava nel vuoto di esistenze interrotte da episodi spartiacque. Giovannino Delogu, pensionato di 49 anni, non si era mai ripreso dall’incidente stradale che vent’anni prima, a Firenze, l’aveva reso invalido. Faceva l’operaio e la sua vita scorreva regolare fino quando un’auto gli piombò addosso: dovettero ricostruirgli la calotta cranica nel corso di interventi numerosi e mai risolutivi.

Il 20 dicembre la sua vita ha incrociato quella di Sabrina, gioventù bruciata dalla droga, condanna per spaccio da componente di un’associazione a delinquere; viveva a Sorso da emarginata. Lui era al bar “La Gabbietta”, piazza Andreuccio Bonfigli, lei all’esterno, su una panchina a bere birra in bottiglia, lontano dagli altri come spesso capitava. E come spesso capitava, Giovannino era andato sopra le righe, prendeva bevande dai tavolini di altri clienti, perciò era partita la chiamata ai carabinieri. Sabrina dal comportamento di Giovannino era rimasta infastidita. Gli aveva buttato pezzi di ciclamino strappati dalle piante della piazza in segno di disprezzo, lui - poco prima che arrivassero i carabinieri - le aveva dato un colpo sul collo con la mano. Poi erano arrivati i militari e quand’era quasi tra le braccia dei militari, nelle mani di lei era spuntato un coltello a serramanico. Che gli ha infilato nell’addome, fino a raggiungere l’aorta addominale. Giovannino aveva solo fatto in tempo a vedere il volto della amata sorella, Angela, accorsa insieme ai carabinieri perché credeva dovesse aiutare di nuovo quel fratello così fragile. Invece ha assistito alla fine di un uomo sfortunato.

Pochi mesi dopo il delitto, che non ha mistero nè movente e ben pochi dubbio sulla dinamica, il pm Gianni Caria ha concluso l’inchiesta e notificato l’atto di chiusura delle indagini all’avvocato di Sabrina Glino, il penalista Marco Palmieri.

Dal giorno dell’arresto la donna non ha mai rivelato il perché di quel gesto dal sapore dello sfogo, della reazione di stizza. È sempre rimasta in silenzio. Il pm non ha attribuito alcuna aggravante all’ipotesi di omicidio volontario, nemmeno quella dei futili motivi. Semplicemente perché la vita di Giovannino Delogu è stata spezzata senza alcun motivo.

Ora spetta alla difesa scegliere la strada più agevole per l’indagata, che presto dovrà comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare. Facile prevedere la scelta di un rito abbreviato per puntare alla riduzione secca di un terzo della pena. E “sperare” in una condanna a vent’anni, salvo voler dimostrare eventuali vizi di mente, seppur parziali.

Al processo che verrà si potranno costituire parte civile le sorelle di Giovannino, che erano tutta la sua famiglia.

Dopo il delitto si sono chieste come mai un uomo nelle sue condizioni non fosse stato tutelato dalle istituzioni: «Gli hanno perfino tolto la pensione di accompagnamento perché dicevano che non ne aveva bisogno», aveva detto una delle due.

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