La Nuova Sardegna

Sassari

Berlusconi sta trascurando villa Certosa

di Giampiero Cocco
Berlusconi sta trascurando villa Certosa

Dei 120 operai impegnati nelle manutenzioni, solo una parte ha finora trovato lavoro nella villa

21 marzo 2013
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PORTO ROTONDO. La crisi si fa sentire anche nella fantasmagorica residenza portorotondina del Cavaliere, un tempo brulicante di un esercito di operai, giardinieri, impiantisti e addetti alle pulizie. La sorveglianza esterna è rimasta uguale, affidata com’è, per i trascorsi istituzionali dell’ex premier, ai carabinieri che presidiano in forze l’intero compendio. Un dispiegamento che non coincide con quanti, invece, si alternano nei (pochissimi) lavori in corso all’interno del sito più sorvegliato d’Italia: Villa Certosa. Un maniero che, in tempi non lontani, dava lavoro a tre imprese edili, ad altrettante aziende florovivaistiche e a decine e decine di operai specializzati che si alternavano nella manutenzione e nella maniacale cura di giardini, edifici, statue, strutture di intrattenimento e quant’altro è stato realizzato negli anni nella dimora sarda di Silvio Berlusconi. Una villa con annesse decine di dependance, piscine, laghi e terreni per circa cento ettari, dove ogni filo d’erba pare tagliato a misura. Una abitazione costosissima: di solo affitto all’Idra Immobiliare Silvio Berlusconi pagava, sino a pochi anni fa, un milione e mezzo di euro, mentre per la gestione dell’intero compendio il ragionier Giuseppe Spinelli staccava annualmente assegni per oltre dieci milioni di euro. Le restrizioni, vuoi per la economicamente dissanguante separazione dalla ex moglie Veronica Lario che per le altrettanti insostenibili spese quotidiane, si sono fatte sentire anche alla Certosa, che si è trasformata in un monastero, dove regna il silenzio. Dei 120 lavoratori che, stagionalmente, trovavano impiego alla Certosa ne restano soltanto poche decine, persone di fiducia che debbono occuparsi della gestione e manutenzione del compendio, che comprende un depuratore autonomo, due dissalatori, una cabina elettrica (che sta per essere ampliata), due centrali termiche (capaci di riscaldare un palazzo di trenta piani) e altrettanti impianti termoconvettori per l’aria condizionata, a gas metano, energia elettrica e gasolio. Tutti impianti che richiedono controlli e conduzione ad alta specializzazione, mentre per le serate tra amici, il Cavaliere (eccezion fatta per le prelibatezze del suo cuoco personale, Michele Persichini da Frosinone) si affida al catering che viene allestito da un’azienda olbiese. Stop agli eccessivi acquisti di vini e champagne in una enoteca olbiese (che fatturava, nei periodi d’oro, anche ottocentomila euro) e alle mega forniture di pesce del Golfo, con il costoso pescato del giorno. Non siamo proprio ai surgelati Findus, ma poco ci manca. La Certosa è quasi un monastero e qualcuno sta pensando di ingaggiare Mariano Apicella per far cantare al Cavaliere un “torna a Surriento” in chiave sarda.

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