La Nuova Sardegna

Sassari

Referendum, Cossoine dice no alla centrale termodinamica

di Pier Luigi Piredda
Referendum, Cossoine dice no alla centrale termodinamica

Grande affluenza alla consultazione popolare voluta dall’amministrazione comunale e festeggiamenti per il risultato. L’89 per cento ha detto no all’impianto che dovrebbe occupare 160 ettari

18 marzo 2013
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INVIATO A COSSOINE. No al termodinamico. Un no schiacciante con 484 voti su 544 votanti: l’88,97 per cento. 57 i sì, 2 schede nulle e una bianca. E alla fine dello spoglio è partito un applauso convinto del centinaio di persone che ha affollato il seggio. Poi, la festa per un risultato che sembrava scontato per come gli abitanti di Cossoine avevano risposto alla chiamata, ma che è diventato realtà solo dopo l’ultima scheda scritinata.

Il quorum del referendum per decidere il futuro della piana di Su Padru, tra Cossoine e Giave, era stato superato intorno alle 20, quando ancora mancavano due ore alla fine della consultazione. E la voce è subito corsa di casa in casa, nonostante le strade fossero deserte per il freddo e per una leggera pioggia. Superare la fatidica soglia della metà più uno degli elettori era il segnale che quasi tutti i cossoinesi (poco meno di 800 abitanti) si aspettavano. Per questo erano andati a votare con convinzione fin dalle prime ore del mattino. Giovani, anziani, persino i malati tutti imbacuccati e gli invalidi su sedie a rotelle e con stampelle si sono presentati al seggio per esprimere il loro parere sul referendum indetto dall’amministrazione comunale. Gli anziani erano i più determinati, forse perchè in quella piana ci hanno lavorato per tutta la vita. Ma anche i giovani avevano le idee chiare.

E così è arrivata la vittoria schiacciante per il «No al termodinamico», scritto a caratteri cubitali rossi sugli striscioni sistemati sin dal bivio della 131 e poi lungo la tortuosa strada che sale verso Cossoine e fin dentro il paese. Un no quasi unanime di Cossoine a quell’impianto che avrebbe trasformato la fertile vallata di Su Padru, un tempo granaio del Mejlogu e ora pascolo per il bestiame, in una sterminata macchia nera tristemente luccicante, dove ogni giorno il sole si sarebbe specchiato riempiendo di soldi le tasche di chi voleva catturare i suoi raggi per trasformarli in energia, senza lasciare nulla al paese.

«I sardi non sono più idioti e privi di conoscenze come agli inizi degli Anni Sessanta quando l’industria chimica ha distrutto la nostra economia agropastorale e devastato l’ambiente – ha sottolineato con una grinta fuori dal comune Daria Caddia, una delle più fiere oppositrici al progetto Energo Green –. Ora c’è una coscienza ambientalista diversa e, soprattutto, non si possono ripetere gli errori del passato. A che serve un progetto così? Non certo al paese che non ne ricava alcun beneficio, se non una manciata di posti di lavoro, peraltro da quantificare. Perchè invece non è stato proposto di sistemare pannelli solari sui tetti delle case e delle stalle? Allora sì che sarebbe stato un investimento interessante perchè ognuno ne avrebbe tratto benefici. Ma così no – ha concluso la donna –, sarebbe stata un’offesa troppo grande, insopportabile».

Eppure Daria Caddia avrebbe potuto avere interesse per la realizzazione dell’impianto, visto che una quarantina di quei 160 ettari sui quali doveva essere costruita la centrale sono suoi. Ma lei ha respinto ogni offerta e anzi si è subito schierata con il Comitato per il no. Mentre invece, gli altri proprietari (Felice Nurra e e Vincenza Mura Contini) erano pronti a cedere i terreni in comodato d’uso alla società con sede in provincia di Macerata, che ha già messo gli occhi su altri paradisi della zona tra i quali: la Vallata di Santa Lucia sotto Bonorva e la meravigliosa Valle dei Nuraghi.

L’esito del referendum ha spazzato via tutte le paure dei cossoinesi, ma forse si porterà dietro qualche ruggine politica, nonostante il sindaco Alfredo Unali e la sua maggioranza (una civica di area di sinistra) abbiano sempre sostenuto la loro assoluta neutralità e giustificato il referendum come forma di politica partecipativa. Non l’hanno pensata allo stesso modo i promotori del Comitato per il no e la minoranza comunale che hanno definito la scelta “pilatesca”.

Antonello ”Lello” Spanu trascinatore del Comitato è stato il primo a gioire al raggiungimento del quorum e ha festeggiato dopo la schiacciante vittoria del no. Ma non aveva mai perso l’ottimismo, anche se ha stigmatizzato la scelta del sindaco. «Subito dopo la presentazione del progetto avevamo promosso una petizione popolare, raccogliendo quasi 500 firme – ha spiegato –. Avevo sentito una grande partecipazione, che è stata confermata in occasione di questo referendum. Ora noi cossoinesi siamo soddisfatti, ma non capisco perchè l’amministrazione sia arrivata a questo».

«È un progetto che avrebbe coinvolto il futuro del paese per i prossimi 30 anni – si è giustificato il sindaco –, mentre il nostro mandato finisce molto prima. Come avremmo potuto dire si o no a qualcosa che sarebbe andata ben oltre i confini della nostra amministrazione?»

Una polemica che non ha comunque scalfito la serenità degli abitanti di Cossoine che hanno aggirato le beghe politiche e puntato con decisione verso il seggio per manifestare il loro dissenso.

«Non può chiedermi come ho votato, perchè il voto è segreto – ha risposto un’anziana appena uscita dal seggio insieme al figlio che ha invece detto subito di essere contrario –. Ma le dico che ho conosciuto Su Padru come una vallata meravigliosa e spero di vederla sempre così. E non solo io, ma anche i miei figli e i miei nipoti».

Nei bar del paese, i giovani sono incollati alla tv per guardare la partita del Cagliari. Allevatori, operai, disoccupati ma tutti con un’idea ben precisa: votare No all’impianto. «Non ho lavoro – dice uno di loro –, ma non credo che la realizzazione della centrale risolverebbe il problema mio e di altri giovani come me. Ma almeno pensiamo a salvaguardare il nostro territorio: è l’unica ricchezza che ci è rimasta».

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