La Nuova Sardegna

Sassari

Sciopero generale, tutti in piazza per reclamare un futuro

di Luigi Soriga
Sciopero generale, tutti in piazza per reclamare un futuro

Sassari, manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil in un territorio in agonia. Attesi numerosi pullman dalla Provincia - VIDEO

26 ottobre 2012
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SASSARI. L’ultima volta che in una piazza del Nord Sardegna si è rovesciata una manifestazione di protesta così unitaria e trasversale, era il 2008. Ci sono voluti altri quattro anni di crisi economica, di licenziamenti, di cassintegrazione, di aziende fallite e serrande abbassate, di rabbia e speranze dissolte, per far riattecchire uno sciopero generale di Cgil, Cisl e Uil che coinvolgerà tutto il Sassarese. Nello stesso corteo e dalla stessa parte, lavoratori e imprese, associazioni e studenti, giovani e anziani, semplici cittadini e i loro rappresentanti politici.

Il grande raduno è fissato stamattina alle 9,30, all’ingresso della città nella parte iniziale di viale Italia. Verranno parcheggiati i pullman che arrivano da tutta la Provincia, e il corteo a poco a poco si ingrosserà come un fiume in piena. Attraverserà lentamente viale Italia, portandosi appresso striscioni, megafoni e bandiere. Poi questo torrente umano allagherà l’Emiciclo Garibaldi, e si distenderà attorno al palco dove si terranno i comizi. Parlerà Giuseppe Maccioccu, segretario territoriale della Uil. Interverrà il componente della segreteria nazionale della Cisl Gigi Sbarra, e dopo di lui la collega della Cgil Elena Lattuada. Ma non ci sarà spazio solo per i rappresentanti sindacali. Infatti prenderanno il microfono anche un lavoratore, uno studente e un pensionato. Cosicché la radiografia della società sarà completa, e il malessere sviscerato ad ogni livello. I numeri, da parte loro, restituiscono uno scenario devastante.

L’agro-industria dal 2009 a oggi ha chiuso più di 600 aziende, l’edilizia ha perso 7492 posti nell’ultimo biennio, e le cifre che riguardano la cassa integrazione e la mobilità sono da brivido: 1700 nella grande distribuzione, quasi 400 nel comparto chimico ed elettrico, 319 in quello dei laterizi e dei manufatti. Ma il commercio non se la passa meglio, con 600 lavoratori in mobilità o cassa integrazione. Insomma, non esiste un solo versante dell’economia che navighi in acque tranquille, visto che anche i trasporti, le banche e le assicurazioni, e chi si occupa di installazioni e impianti lotta per sopravvivere. La sintesi sono 12mila posti di lavoro cancellati in due anni (15mila negli ultimi otto) e altre 6000 persone collocate in mobilità. Ma la cosa più preoccupante, per chi questa mattina incrocerà le braccia e scenderà in piazza per protestare, è l’assenza di prospettive. L’orizzonte dell’industria è grigio, con l’eutanasia del petrolchimico e il parto incerto della chimica verde. Anche il settore agropastorale arranca tra rincari delle materie prime e sostegni sempre più esigui. Nell’edilizia l’invenduto si accumula, gli imprenditori hanno sempre meno liquidità per investire. I patti di stabilità sono una palla al piede per le amministrazioni, che non riescono a far andare avanti i cantieri e a pagare gli stati di avanzamento alle imprese. Molti sindaci del territorio hanno aderito alla chiamata dei sindacati, e anche esponenti della politica. Questa mattina sarà un intero territorio in ginocchio a gridare la sua voglia di risollevarsi.

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