La Nuova Sardegna

Sassari

Profughi, sono ancora 422 quelli ospitati nei 30 centri dell'isola

di Sandro Macciotta
Profughi, sono ancora 422 quelli ospitati nei 30 centri dell'isola

Sono in carico alla Protezione civile e ciascuno costa al governo 1200 euro al mese. Un terzo dei clandestini è andato via: a fine anno dovranno tutti trovarsi un tetto

14 ottobre 2012
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SASSARI. Un anno fa erano 573, ieri 422: sono i migranti in fuga dalla rivoluzione tunisina e dalla guerra in Libia affidati alla protezione civile della Sardegna nell'ambito del servizio di accoglienza temporanea per chi ha chiesto asilo in Italia tra gennaio e aprile 2011.

Complessivamente nel nostro paese, durante la crisi nordafricana, sono avventurosamente arrivati 60mila profughi. I tunisini in massima parte sono transitati subito in Francia, gli altri si sono sparsi in diversi paesi europei: dopo un anno e mezzo 18mila sono a ancora a carico della protezione civile. L'allora ministro degli Interni Maroni, con una sorta di federalismo dell’emergenza riuscì a convincere le Regioni a ospitare questa marea umana proveniente dall'Africa e dall'Oriente, con una ripartizione proporzionale al numero degli abitanti e così nell'isola oltre un anno fa sono arrivati poco meno di 600 disperati. Accolti da paure, vivaci polemiche e la mobilitazione di Caritas, Province, organizzazioni umanitarie e qualche privato.

Sono sparsi in una trentina di centri di tutta l'isola, da Alghero a Bonorva, da Macomer a Senorbì, da Cagliari a Vallermosa, da Tonara a Dolianova, in strutture ricettive alberghiere (per esempio un hotel ad Aritzo ne ospita 17 e un agriturismo ad Austis 11) ed extra alberghiere, soprattutto case. Si tratta di somali, sudanesi, nigeriani ed altri provenienti da stati dell'Africa sub-sahariana.

Accoglienza temporanea che scadrà il 31 dicembre quando tutte le procedure per decidere il loro status dovranno essere concluse. C'è chi ha già ottenuto l'asilo politico per 5 anni (ma a livello nazionale sono solo il 35%), chi una protezione sussidiaria per tre anni e chi ha avuto un permesso per motivi umanitari di 12 mesi. A chi è stata rigettata l'istanza di asilo politico si apre la strada per l'espulsione anche se hanno diritto di presentare ricorso contro la decisione, tutelati da un avvocato pagato dallo Stato.

Spiega l'ingegner Giorgio Cicalò, direttore della protezione civile regionale _ delegato da Cappellacci che fu nominato commissario nell'isola per l'emergenza umanitaria – che la sua struttura "è il soggetto attuatore dell'ordinanza della presidenza del consiglio dei ministri dell'aprile del 2011. È nostro compito dare aiuto a questi emigranti, non solo vitto e alloggio, ma anche assistenza sanitaria, mediazione linguistica, corsi di lingua italiana, vestiario e beni di prima necessità".

Chi paga?

"Paga un fondo della presidenza del consiglio. Per ogni migrante ci sono 40 euro al giorno per l'assistenza e 2,5 di pocket money per l'acquisto di sigarette, ricariche telefoniche o spese postali". Si tratta quindi di oltre 1.200 euro al mese per ciascun ospite, cioè 15mila all'anno, quasi 20mila per chi è a carico della protezione civile dal 2011. Quasi il doppio di un operaio in Cig.

Si tratta di un fiume di soldi che a livello nazionale sfiora il miliardo e 300 milioni di euro. In Sardegna i conti sono presto fatti: solo nell'ultimo anno se ne sono andati oltre 6 milioni e mezzo euro che a fine anno toccheranno i 10 milioni senza contare l'impegno della protezione civile sarda.

Quali sono i vostri compiti?

"Abbiamo stipulato le convenzioni con le strutture che ospitano i migranti e vigiliamo sul rispetto dei contratti”.

Avete avuto problemi?

"Qualche rifugiato è venuto a protestare per la qualità dei servizi offerti, ma forse non avevano capito che offriamo ospitalità e assistenza, non servizi alberghieri".

In massima parte i profughi sono ospiti di organizzazioni no profit, pochi quelli finiti in mano ai privati. In altre regioni d'Italia l'enorme fiume di denaro è stato causa di truffe, denunce e arresti: decine di migranti a 40 euro al giorno stipati in due stanze, albergatori senza scrupoli che li nutrivano con una ciotola di riso e incassavano il resto, clandestini spacciati per rifugiati. Non stupisce, che da 23mila dopo un anno e mezzo ne siano rimasti 18 mila.

E il calo a cosa è dovuto?

"Considerato che hanno un permesso di soggiorno in Italia e quindi possono muoversi liberamente perdendo però l'assistenza _ spiega l'ingegner Cicalò _ alcuni si sono ricongiunti con familiari o amici in Continente dove hanno trovato un posto di lavoro che è l'anticamera per avere la cittadinanza in tempi brevi. Qualche centro di accoglienza (come è avvenuto a Berchidda) è stato chiuso per mancata disponibilità dei titolari di rinnovare la convenzione e gli ospiti sono stati ridistruibuiti”.

Qui abbiamo avuto abusi?

“No, anche perché la nostra vigilanza è stata continua. E neppure sono stati segnalati gravi episodi in cui siano rimasti coinvolti migranti”.

In altre regioni invece, rifugiati maggiorenni sarebbero stati spacciati per minorenni, ottenendo così un rimborso sino a 80 euro al giorno.

E il1° gennaio cosa accadrà?

“Finito il decreto, finiti i soldi, finisce anche l'ospitalità. Molti di questi richiedenti asilo sono operai specializzati, falegnami, fornai, cuochi che lavoravano il Libia. Dovranno trovarsi un lavoro, ma in Sardegna, soprattutto nella realtà dei piccoli paesi sarà molto difficile. Noi abbiamo lavorato per integrarli, per insegnargli l'italiano e in alcuni casi anche un lavoro. Pochissimi si sistemeranno nell'isola, la maggior parte tenterà la fortuna nelle grandi città o all'estero”.

Chi non ha lo stato di rifugiato, spera almeno in un permesso umanitario di altri 12 mesi.

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