La Nuova Sardegna

Sassari

Regione, spese senza controlli: si è aperta la battaglia in aula

di Mauro Lissia
Regione, spese senza controlli: si è aperta la battaglia in aula

La difesa: i fondi per i gruppi sempre stati usati a piacimento Il pm conferma le richieste di rinvio a giudizio, si è aperto lo scontro davanti al giudice

27 settembre 2012
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CAGLIARI. I consiglieri regionali? La difesa non ha incertezze: «Per l’attività istituzionale e politica possono spendere i soldi pubblici come vogliono. Non è richiesta la documentazione delle spese, funziona così da sessant’anni, tutti i consiglieri della Sardegna hanno seguito questa condotta che ora viene contestata come reato. Il loro operato da parlamentari della Sardegna è insindacabile, di conseguenza l’azione penale condotta dalla Procura di Cagliari è illegittima».

La sorpresa arriva attorno a mezzogiorno nella caldissima aula al quinto piano del palazzo di giustizia dove il giudice delle udienze preliminari, Cristina Ornano ha aperto l’udienza preliminare in cui viene valutata la posizione di diciassette dei venti onorevoli accusati di peculato per aver intascato fondi destinati all’attività politica dei gruppi Insieme per la Sardegna e Misto nella legislatura 2004-2009.

È stato l’avvocato Benedetto Ballero ad attaccare frontalmente il pubblico ministero Marco Cocco che ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati.

L’avvocato Ballero ha anticipato in una memoria letta in aula una linea difensiva forse generale - ma alcuni legali erano visibilmente contariati per l’iniziativa - mettendo subito sul tavolo una questione giuridica che a questo punto, dopo i casi Lazio, Veneto e Sicilia, diventa di interesse nazionale. Se per Benedetto Ballero il consiglio regionale si muove in una sorta di zona franca penale, dove la Procura non avrebbe alcun potere, il pubblico ministero Cocco ha opposto una sequenza di pronunciamenti che indicano il contrario: ogni spesa sostenuta con denaro pubblico dev’essere puntualmente giustificata e rendicontata, ogni euro ha una destinazione stabilita dalla legge sulla quale non sono ammesse deroghe. Con quei soldi avrebbero i consiglieri avrebbero dovuto organizzare convegni, pagare consulenze giuridiche, viaggi-studio e altro ma per l’accusa finivano in spese private.

Soprattutto non venivano rendicontati ed è questo l’elemento che ha fatto scattare l’accusa di peculato dopo che a denunciare con due esposti la disinvoltura dei consiglieri era stata Ornella Piredda, funzionaria dei gruppi finita sotto mobbing per aver chiesto che la legge venisse rispettata. Difficile che il processo, compreso il dibattimento pubblico, si sposti da questa visione opposta di diritti e doveri degli eletti in Sardegna. Perché il resto è tutto nella montagna di documenti - conti correnti, tabulati, carteggi dei gruppi consiliari - acquisiti dai carabinieri per conto della Procura.

In aula solo quattro degli indagati - Beniamino Scarpa, Giommaria Uggias, Maria Grazia Caligaris e Adriano Salis - Il pm Cocco ha risposto anche a chi gli ha chiesto perché la Procura abbia indagato solo su due gruppi e non su tutti, considerate le velate denunce uscite a ridosso dell’inchiesta dal palazzo di via Roma: «L’indagine è partita dagli esposti della signora Piredda – ha spiegato il pm Marco Cocco - che denunciava maltrattamenti e mobbing legati alla sua attività in due gruppi consiliari. Dall’indagine su quei fatti denunciati, che ha confermato pienamente l’attendibilità degli esposti e della testimonianza di Ornella Piredda, sono emersi altri profili penali sui quali era obbligatorio approfondire. Le inchieste giudiziarie si fanno su notizie di reato».

L’udienza è infine stata aggiornata al 24 ottobre, quando il giudice delle indagini preliminari, Cristina Ornano risponderà con un’ordinanza alla questione posta dall’avvocato Ballero.

Il magistrato deciderà anche sull’istanza di unificazione dei due procedimenti - gli indagati sono divisi in due gruppi, uno di dodici e l’altro di cinque - mentre la posizione di Peppino Balia (Psi) e Vittorio Randazzo (Udc)sarà trattata il 15 novembre.

Il parlamentare Silvestro Ladu (Pdl) infine è già a giudizio e dovrà presentarsi in tribunale il 5 novembre.

Rischiano il processo l’europarlamentare Giommaria Uggias (Idv), Oscar Cherchi (Pdl, attuale assessore regionale all'Agricoltura), Mario Floris (Uds, attuale assessore al Personale), Salvatore Amadu (Pdl, presidente della commissione Diritti civili), Renato Lai(Pdl), Alberto Randazzo (ex Udc ora Pdl, presidente della commissione Industria), Giuseppe Atzeri (Psd'az, ex capogruppo), Adriano Salis (Idv, attuale capogruppo in Consiglio regionale) e gli ex consiglieri Beniamino Scarpa (prima Psd'Az, poi Pd, già assessore regionale alla Cultura e ora sindaco di Porto Torres), Maria Grazia Caligaris (associazione Sdr-Socialismo, Diritti, Riforme), Raimondo Ibba, Raffaele Farigu, Pierangelo Masia (Socialisti), Carmelo Cachia (Udeur), Giuseppe Giorico (Udeur), Sergio Marracini (Udc) e Salvatore Serra (Sinistra Autonomista). Adriano Salis, come ha annunciato il difensore Marco Fausto Piras, potrebbe chiedere il giudizio abbreviato.

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