La Nuova Sardegna

Sassari

Alzheimer, «La terapia Dore? Una truffa»

di Elena Laudante
Alzheimer, «La terapia Dore? Una truffa»

Il Riesame chiarisce: l’Aion come una setta. E su Peru: sembra aderire al progetto delinquenziale

12 settembre 2012
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SASSARI. Il «metodo-Dore» - la sedicente terapia anti-Alzheimer - «non ha alcuna validità scientifica». E il principale testimone, Davide Casu, è «intrinsecamente attendibile»: le sue dichiarazioni sono «riscontrate». Inoltre, il coinvolgimento del consigliere regionale Pdl Antonello Peru sembrerebbe «denotare adesione al pianificato progetto delinquenziale», verosimilmente «con ricadute di natura politica». Il tribunale del Riesame mette un punto fermo nell’inchiesta della Procura sul neurologo di Ittiri (in foto) e sulle presunte violenze su alcuni malati di demenze, che avevano portato a 15 arresti il 3 agosto, chiesti dal pm Michele Incani. Nelle motivazioni alla decisione di mandare ai domiciliari Giuseppe Dore e il suo braccio destro Salvatore Fadda, e di revocare la custodia domiciliare per Peru e altri indagati, i giudici anzitutto demoliscono la “rivoluzionaria” terapia che Dore, i medici Marinella D’Onofrio e Massimo Lai, i parenti dei pazienti dell’Associazione Italiana Operativa Neuropsichiatrica continuano a difendere. La Psiconeuroanalisi è «corredata - scrivono i giudici - da improbabili incursioni mistiche, esoteriche e cabalistiche, connotative di un rapporto interno di tipo quasi settario, caratterizzato in ambiti applicativi da ingiustificati atti di gratuita violenza nei confronti degli inermi pazienti, rivelatasi, per quanto sinora emerso, del tutto inefficace e mai esitata nei prodigiosi risultati “miracolistici”, viceversa ampiamente ostentati in funzione del pianificato adescamento a fini truffaldini». La “cura” consisterebbe in realtà in «arbitrari maltrattamenti, contrari ad intuitive ed elementari regole sancite nei diversi protocolli nazionali ed internazionali dell’attività medica».

La scarcerazione di Dore e Fadda per gli arresti domiciliari dunque riguarda solo le esigenze cautelari. Il quadro resta «gravemente indiziario», non solo per i due «promotori e organizzatori del gruppo», i cui difensori Gabriele Satta e Pietro Piras avevano fatto appello solo sulle esigenze cautelari, senza entrare nel merito delle accuse di associazione a delinquere, truffa, maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona. «Grave» resta la posizione degli altri indagati, accreditata dagli elementi raccolti dai carabinieri «all’esito di una articolata attività d’indagine»: Peru, la vicepresidente Aion Maria Giuseppa Irde, la segretaria Aion Stefania Serra, il figlio di una presunta vittima, Andrea Di Carlo. Discorso diverso per il medico di Sennori Gianfranco Dettori, difeso dai legali Marco Enrico e Lorenzo Galisai, sul quale invece «non ci sono gravi indizi».

Il Riesame analizza il legame tra Dore e Fadda, e gli «scambi al limite del cinismo, come dimostra il contenuto di agghiaccianti conversazioni - si legge - nelle quali si ride di un paziente che ha invano tentato di sottrarsi alle sevizie ed è stato “riacchiappato”». Basta questo ai giudici - presidente relatore Salvatore Marinaro, a latere Rita Serra ed Elena Meloni - per individuare in Fadda e Casu (reoconfesso, indagato e teste d’accusa) coloro che «tenevano le redini dell’associazione». Fadda era «conosciuto da alcuni adepti come il Maestro», sottolineano i giudici, e «realizzava talvolta azioni volte a coprire i segni delle violenze fisiche esercitate sui pazienti, con il compito di monitorare ciò che veniva detto per scongiurare ripercussioni penali». Dure le parole dei magistrati sull’esponente del Pdl, Peru, indagato per associazione a delinquere e truffa, del quale il collegio nota «il coinvolgimento davvero eccessivo (nell’Aion, ndc) per un personaggio pubblico, in discrasia con il ricoperto ruolo istituzionale, che parrebbe denotare adesione al pianificato progetto delinquenziale». Sottolineano i magistrati che «senza alcun interesse reale personale e diretto alla terapia, era intervenuto con la propria capacità d’influenza derivata dal ruolo istituzionale a sostegno dell’organizzazione per la concessione di spazi nell’ospedale Alivesi» da parte della Asl di Sassari. E Peru non ha mai nascosto i suoi buoni rapporti con l’Azienda sanitaria. Sul punto, il Riesame riprende la ricostruzione del gip Carla Altieri a proposito dell’esclusione, nell’assegnazione dei locali con delibera del direttore generale, dell’allora direttore amministrativo Angela Cavazzuti, «strumentalmente scavalcata per una più agevole gestione della pratica». Vanno evidenziati, concludono i giudici, «personali interessi nella gestione organizzativa atteso che avrebbe dovuto ricoprire un ruolo dirigenziale (nell’Aion, ndc), con verosimili ricadute di natura politica».

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