La Nuova Sardegna

Sassari

Bottidda, il giallo di una epidemia

di Francesco Bellu
Bottidda, il giallo di una epidemia

Ieri nuovi sovralluoghi nell’azienda Tecnopig in vista dell’abbattimento di 1600 capi misteriosamente contagiati dal morbo

12 agosto 2012
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BOTTIDDA. Domani gli oltre 1600 maiali dell'azienda “Tecnopig” di Bottidda verranno abbattuti. Un'ecatombe, solo che stavolta non c'è nessuna divinità da ingraziarsi ma semmai cercare le ragioni molto terrene del perché sia potuta succedere una cosa di questo genere. Come è possibile che la peste suina africana sia potuta arrivare in uno degli allevamenti più controllati e monitorati del nord Sardegna mettendolo "ko" con il rischio di far saltare un tassello importante della filiera delle carni suine dell'Isola? Per il momento la domanda rimane inevasa e ci vorrà sicuramente tempo prima che venga fornita una motivazione plausibile. Ieri mattina c'è stata anche l'ispezione sul posto da parte dei veterinari della Regione, i Nas, il personale dell'Istituto Zooprofilattico di Sassari e la Guardia Forestale ed è stata scavata la grande trincea che dovrà contenere tutti gli animali una volta che saranno stati uccisi. La fossa si trova dentro i terreni in cui sorge l'azienda a "S'ispiddarzu". In base ai protocolli del servizio sanitario veterinario i maiali non possono, infatti, essere spostati in nessun altro luogo. Una misura cautelare fatta apposta per arginare il contagio e monitorare il focolaio. A guardia del sito è stata posta la compagnia barraccellare di Bottidda, mentre tutte le pratiche burocratiche per l'individuazione del luogo più idoneo si è fatta carico l'amministrazione comunale del paese. Gli abbattimenti verranno effettuati dal Gruppo d’Intervento Veterinario dell’Asl di Sassari con l’Unità mobile di disinfezione che si avvale di apparecchi elettronici di ultima generazione. Tutto era iniziato quando 14 scrofe, sulle 600 presenti, erano morte all'improvviso un paio di giorni fa. L’allevatore Gianfranco Campagnani, preoccupato, aveva avvertito subito i veterinari della Asl ed erano state avviate tutte le verifiche del caso con il prelievo dei campioni anatomici che poi erano stati inviati ai laboratori dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari. Contemporaneamente il Servizio Veterinario aveva informato le autorità competenti, Ministero, Regione e Centro di Referenza Nazionale e aveva notificato il sequestro cautelativo dell’azienda al sindaco di Bottidda. Due giorni fa era stata convocata, poi, con urgenza l’Unità di crisi nel paese del Goceano dal responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl numero 1, Francesco Sgarangella, nella quale erano presenti i dirigenti dei tre servizi veterinari, i responsabili dell’Istituto Zooprofilattico e una delegazione del comune di Bottidda guidata dal sindaco Gavino Garau. Ed era arrivata la conferma, inaspettata: la peste suina africana aveva infettato la "Tecnopig".

Erano state subito avviate tutte le procedure di rito per l’eradicazione del focolaio, monitorare la malattia, proseguire le indagini mediche e definire le zone di vincolo e i controlli sanitari.

Ognuno si era fatto carico dei propri compiti in stretta collaborazione con il Servizio di Prevenzione dell’Assessorato alla Regionale Sanità. Perché nonostante la tensione e le preoccupazioni era necessario rimboccarsi le maniche e attuare un'azione condivisa. I numeri d'altronde non fanno sconti: sono ormai 36 i focali di peste suina africana tra domestico e selvatico individuati nel territorio della Asl di Sassari su un totale di 97 nella Regione. Una cifra elevata che, se da un lato sembra dovuta a ripopolamenti irregolari e ad introduzioni fatte eludendo i controlli sanitari nelle zone già interessate dall’epidemia, dall'altro mostra una geografia del contagio a macchia di leopardo con una buona percentuale dei casi riscontrata in Goceano. Senza contare poi i casi "anomali" come quello dell'azienda di Frida, probabilmente di natura dolosa.

Rimane difficile capire chi possa "guadagnarci" dal mettere al tappeto l'intero comparto suinicolo sardo, perché non giova a nessuno.

Nemmeno a quegli allevatori che magari guardano di traverso le misure cautelari imposte dal Servizio veterinario per arginare la malattia. L'azienda Campagnani al contrario è sempre stata attenta a seguire i rigidi protocolli della Asl e si è battuta in prima linea per incentivare i controlli, per la creazione di un anagrafe dei capi, per la regolarizzazione degli allevamenti, l’inasprimento delle sanzioni per chi trasgrediva, la creazione di un corridoio sanitario per gli allevamenti virtuosi.

Questa è infatti l'unica strada per poter sbloccare il contenzioso con la Commissione Europea che aveva messo dei vincoli strettissimi, pena la chiusura totale delle esportazioni dei prodotti a base di carne suina dalla Sardegna.

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