La Nuova Sardegna

Sassari

Caso Alzheimer, il Gip: «Dore e Fadda devono restare in cella»

di Gianni Bazzoni
Caso Alzheimer, il Gip: «Dore e Fadda devono restare in cella»

Nessun ridimensionamento delle misure cautelari per due dei principali indiziati. Si attenua la posizione del medico Lai. Forse stamane la decisione su Peru

10 agosto 2012
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SASSARI. Restano in carcere Giuseppe Dore e Salvatore «Doddore» Fadda, due figure chiave dell’inchiesta «Lager» e sulle quali la procura della Repubblica di Sassari ha costruito il castello accusatorio che ha portato all’emissione di 15 provvedimenti cautelari per i reati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e ai maltrattamenti nei confronti di disabili mentali, sequestro di persona e lesioni personali. Misura attenuata, invece, per Massimo Lai, medico di Olbia, che passa dalla detenzione domiciliare all’obbligo di dimora. Così ha deciso ieri il giudice delle indagini preliminari Carla Altieri, sentito anche il parere del pubblico ministero Michele Incani. La decisione sulla posizione del consigliere regionale del Pdl Antonello Peru, attualmente ai domiciliari, si conoscerà solo questa mattina.

L’inchiesta che ha scosso gli ambienti della sanità sarda e appena toccato quelli della politica (anche se pare che gli investigatori siano al lavoro sulla seconda fase che riguarderebbe proprio quel versante), quindi, si delinea meglio dopo le prime decisione del gip.

Sembra confermato il ruolo centrale di Giuseppe Dore, il neurologo che ha «firmato» la terapia innovativa della psiconeuroanalisi e di uno dei suoi più stretti collaboratori, quel Giuseppe Fadda al quale - dopo l’uscita di Davide Casu, diventato principale accusatore degli ex soci - è stata affidata la presidenza dell’Aion (l’associazione di Ittiri che ha propagandato a livello nazionale quella che è stata definita «una efficace cura per guarire l’Alzheimer»). Così è anche per Ornella Bombardieri, la donna romana, familiare di un paziente, alla quale è stato riconosciuto un particolare attivismo nelle varie fasi della vicenda, compresa quella recente dell’inquinamento delle prove. A fronte di un quadro indiziario di particolare gravità che sembra accomunare le persone finite in carcere (nel frattempo la neurologa Marinella D’Onofrio e la vice presidente dell’associazione Maria Giuseppa Irde hanno ottenuto i domiciliari), sembra ridimensionarsi invece il coinvolgimento di figure intermedie comparse nell’inchiesta. E’ il caso del neurologo Massimo Lai, accusato di avere dato un contributo importante all’Aion con la divulgazione della psiconeuroanalisi. Il suo legale, l’avvocato Antonello Cao, ha sottolineato che per i medici «è normale seguire corsi di aggiornamento, valutare le nuove terapie e cercare confronto nell’ambito della professione». Ieri, dopo la decisione del gip che gli restituisce la libertà, il medico si è detto «molto felice». Moderatamente soddisfatto, invece, il suo legale che ha annunciato, comunque, il ricorso al Tribunale del riesame.

Una decisione che, a tarda sera, stavano valutando con attenzione anche i difensori di Giuseppe Dore e Salvatore Fadda - gli avvocati Pietro Piras e Franco Luigi Satta che si sono riuniti nel pomeriggio per analizzare il provvedimento del gip che ha rigettato la richiesta dell’attenuazione della misura cautelare per i loro assistiti.

L’iniziativa del giudice delle indagini preliminari appare, finora, in linea con i contenuti dell’ordinanza applicativa della custodia cautelare che, in quasi 100 pagine, delinea specifici compiti e per Giuseppe Dore indica «il pieno coinvolgimento diretto nelle pratiche violente a danno dei pazienti, oltre che nell’ancora più deprecabile responsabilità di aver impartito tali direttive agli associati e ai parenti dei malati». Stesso discorso vale per Salvatore Fadda, che veniva chiamato con l’appellativo di «maestro». Ora c’è attesa per la decisione del gip su Antonello Peru: i suoi legali, gli avvocati Marco Enrico e Luigi Esposito, hanno già depositato una memoria difensiva che è all’attenzione del giudice. Ieri sera nel profilo Facebook del consigliere regionale è comparso un post nel quale l’esponente politico si dice «vittima di un macroscopico errore giudiziario». E chiude: «Andrà tutto bene».

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