La Nuova Sardegna

Sassari

tribunale

«Sale operatorie non autorizzate» Ma è tutto prescritto

SASSARI. Cicche di sigarette, vetri, bicchieri di plastica che insudiciavano l’ingresso; muri imbrattati con scritte, persone che entravano in aree “sterili” ma senza alcuna protezione ai calzari o...

10 luglio 2012
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SASSARI. Cicche di sigarette, vetri, bicchieri di plastica che insudiciavano l’ingresso; muri imbrattati con scritte, persone che entravano in aree “sterili” ma senza alcuna protezione ai calzari o negli indumenti: in poche parole, misure di sicurezza non rispettate. In queste condizioni il Nas dei carabinieri aveva trovato le sale del blocco operatorio “stecca bianca” di viale San Pietro, Azienda ospedaliero universitaria, durante l’ispezione del 14 febbraio 2007. La situazione li aveva preoccupati tanto da andare a verificare all’assessorato regionale alla Sanità se quelle sale operatorie fossero state autorizzate. E avevano scoperto che non c’era alcun via libera all’apertura. Perché «nel corso di sopralluoghi eseguiti da personale tecnico della Ras - aveva spiegato ai carabinieri un funzionario regionale - erano state rilevate carenze strutturali ed impiantistiche mai sanate». A cinque anni di distanza da quel sopralluogo, nessuno potrà mai sapere se i vertici dell’allora Azienda ospedaliera universitaria siano davvero responsabili per quelle sale aperte senza autorizzazione. Imputati per una contravvenzione ci sono l’ex rettore Alessandro Mida, all’epoca direttore generale dell’Aou (fino al 2008) e poi il successore Antonello Ganau, gli ex direttori generali Asl 1 Bruno Zanaroli e Giovanni Battista Mele. Il pm Paolo Piras li accusa di aver aperto sale, ambulatori e le Cliniche Medico-Chirurgiche di viale San Pietro, senza alcuna autorizzazione regionale. Stando agli atti, la licenza non c’era perché non c’erano le condizioni per rilasciarla. Ma nessuna verità potrà mai emergere a processo, perché alla prima udienza, ieri, il giudice Elena Barmina ha dovuto decretare il non luogo a procedere: il reato è già prescritto, prima ancora che si tenti di capire se è stato effettivamente commesso. Nessuno potrà stabilire se quella autorizzazione mancasse per colpa degli imputati insomma, che non si possono difendere pienamente dalle accuse, a meno che non rinuncino alla prescrizione. Scelta che ieri gli imputati, difesi dall’avvocato Agostinangelo Marras, non hanno fatto. Tutto in fumo: la sentenza, per le sale chirurgiche “abusive” non arriverà mai. (e.l.)

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