La Nuova Sardegna

Sassari

cure anti-alzheimer

Il gip: malata vessata per seguire la terapia

di Elena Laudante
Il gip: malata vessata per seguire la terapia

SASSARI. «Alcune delle condotte sono riconducibili all’adesione a presunte innovative terapie per la cura della demenza senile, ragione per la quale l’arrestato si era trasferito a Ittiri dal suo...

13 giugno 2012
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SASSARI. «Alcune delle condotte sono riconducibili all’adesione a presunte innovative terapie per la cura della demenza senile, ragione per la quale l’arrestato si era trasferito a Ittiri dal suo paese d’origine». Lo scrive il gip Antonello Spanu nella misura cautelare applicata al marito e alla badante della malata di Alzheimer, arrestati lunedì 4 giugno, a Ittiri, per sequestro di persona e maltrattamenti. L’uomo - del quale il giornale non pubblica le generalità per tutelare la persona offesa - si era trasferito nel Sassarese per seguire le terapie adottate dalla Associazione Italiana Operativa Neuropsichiatrica, che riunisce familiari di “ex-malati” di Alzheimer che aderiscono ad una cura sperimentale, la “Psineuroanalisi”, ideata dal medico Giuseppe Dore, finora estraneo all’inchiesta. Sui metodi adottati dalla Onlus la Procura sta conducendo accertamenti, affidati ai carabinieri del Nucleo investigativo di Sassari.

E dall’atto con il quale il gip ha convalidato l’arresto emergono altri dettagli sulle presunte violenze commesse dal coniuge della malata e dalla sua badante straniera. La paziente sarebbe stata vittima di «numerose vessazioni, che non trovano giustificazione nel mero contenimento della patologia mentale che sembra affliggere la donna, giungendo a veri e propri maltrattamenti consistenti in percosse, lesioni, aggressioni verbali, vincoli al movimento anche negli ambienti domestici, insofferenza per ogni manifestazione spontanea della malata, fino a dubbie attività pseudo terapeutiche, attuate anch’esse mediante costrizione e con insensibile utilizzo di strumenti contrari alla dignità delle persone, come l’impiego di uno spruzzino con acqua fredda utilizzato per costringere la malata a compiere attività ripetitive». Comportamenti che gli arrestati hanno «in sostanza ammesso», scrive il giudice in relazione alla confessione che hanno reso prima dell’arresto davanti al pm Michele Incani, titolare del fascicolo. Proprio in virtù di questa ammissione, il gip accoglie la richiesta di misura cautelare del magistrato solo in parte. Il pm aveva ribadito la necessità che restassero a San Sebastiano, mentre il gip ha concesso i domiciliari, ma soltanto perché la persona offesa «non ha ragione di tornare» in quella casa, avendo trovato ospitalità - dopo le dimissioni dall’ospedale dove era stata ricoverata il giorno dell’arresto - da altri parenti. Di certo, secondo il giudice i tre non possono più stare sotto lo stesso tetto. E questo perché «appare concreto il pericolo di reiterazione delittuosa, caratterizzata da reiterate e gravi vessazioni nei confronti di persona inerme, sottoposta al loro completo arbitrio».

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