La Nuova Sardegna

Sassari

Medicina chiusa, a Thiesi un corteo per protestare

Un futuro incerto per l’ospedale dove a luglio scomparirà anche il reparto di Cardiologia : «Ci vogliono cancellare»

12 giugno 2012
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THIESI. A sei mesi di distanza dalla chiusura del reparto di Medicina, e alla luce dell'assenza di un punto di primo soccorso, il comitato “Giù le mani dall'ospedale” ha organizzato sabato pomeriggio una carovana d'auto per manifestare nelle vie del paese, attraverso uno speaker e dei volantini, il proprio disappunto circa le evoluzioni del presidio. Non rassicurati da quanto illustrato nell'ultimo incontro pubblico, alla presenza di Antonio Uneddu (direttore dell'unità complessa di Lungodegenza di Sassari), i manifestanti, consci della chiusura del reparto di Cardiologia a luglio, hanno chiesto ironicamente «Radiologia a quando?». Essendo queste due sezioni dell'ormai ex ospedale (oggi ormai presidio sanitario), si corre il rischio che verranno soppresse colmando il vuoto con qualche ora in più nelle attività specialistiche. Poca cosa rispetto a quanto rivendicato.

Ma non mancano preoccupazioni circa la situazione attuale: non c'è infatti – a detta dei manifestanti – personale paramedico sufficiente a gestire quanto pianificato dal direttore della Asl Marcello Giannico e, inoltre, tale piano non avrebbe valore giuridico.

Si attende quindi, come il “Godot” di Beckett, un piano sanitario regionale senza il quale tutto rimane in equilibrio precario. Le circa ottanta automobili, radunatesi alle 14 presso il ristorante “Il Cavallino rosso”, hanno percorso un tracciato di circa 7 chilometri attraversando le arterie principali del paese scandendo sentimenti, perfettamente mescolati, di allegria e rabbia, di fiducia nelle proprie forze e di consapevolezza da “fatto compiuto”.

All'arrivo nel piazzale antistante il campo sportivo, i manifestanti scesi dalle rispettive automobili hanno potuto aggiungere qualche considerazione. Perché ora che la manifestazione (da molto tempo e da molti attesa) la si è fatta, c'è chi si chiede: «e como? (e ora?)». E così tra i presenti (diversi pensionati, lavoratori precari, disoccupati), parlando di tasse senza servizi, di soldi pubblici dati alle banche, di missioni militari all'estero, di stipendi e pensioni d'oro a politici e manager aziendali, c'è chi inizia a concepire la volontà di imbarcarsi in una lotta dai più ampi orizzonti: «Sono un lavoratore precario e non ho più nulla da perdere. L'ospedale è solo un tassello. Como bastat! (ora basta!)»

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