La Nuova Sardegna

Sassari

Al via la rivoluzione dei pizzinni pizzoni

di Luigi Soriga
Al via la rivoluzione dei pizzinni pizzoni

Sui muri di San Donato sono comparsi i volantini per la liberazione del quartiere firmati dai bimbi del presente e del futuro

25 maggio 2012
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SASSARI. Proprio strani questi volantini che si sono materializzati questa mattina nei vicoli di San Donato. Stanno appiccicati ai muri, sono dappertutto, e portano una misteriosa sigla che nessuno aveva mai sentito prima: FLPP, ovvero “Fronte di liberazione dei Pizzinni Pizzoni”. Così almeno la leggono i grandi, perché per i bambini FLPP si traduce in “Fai La Pipì”, ovvero la parola d’ordine e il codice di appartenenza di una straordinaria rivoluzione che parte dal basso, nel senso che i ribelli non superano il metro e 50.

Si vocifera che siano moltissimi, che crescano di giorno in giorno, che abbiano un gruppo Facebook con 450 iscritti, che abbiano la sede operativa nella scuola di San Donato, che la mattina studino, e di pomeriggio, finiti i compiti, si ritrovino nelle stradine o negli slarghi e, tra un paradiso e due tiri a pallone, pianifichino azioni sovversive. Ma non da soli. Pare che ormai facciano parte della brigata anche diversi adulti. Due di loro sono state già identificate, e ieri notte le hanno viste aggirarsi furtivamente con i manifesti sotto braccio: una è Francesca Arras e l’altra è Elisa Ghisu. Sulla trentina, esperte di architettura, aria intelligente, apparentemente insospettabili, in verità sono esponenti dell’associazione Tamalaca che già in passato aveva partorito rivoluzionari progetti di vivibilità urbana destinati ai bambini, come l’iniziativa Piedibus o il prato colorato di Monte Rosello. Le due ragazze potrebbero essere dei fiancheggiatori. Però il fronte di liberazione di San Donato si sta infiltrando anche nelle aule scolastiche, molti insegnanti condividono le idee, qualcuno sostiene che anche il preside sia invischiato, per non parlare di parecchi genitori che hanno fatto il salto della barricata unendosi alla combriccola sediziosa. E poi, la cosa più inquietante, è che il Flpp avrebbe dei sostenitori anche nel futuro. Si tratta di un gruppetto di sette bambini che vive nel quartiere di San Donato, precisamente in via San Sisto, nel 2046. Sembrerebbe fantascienza, un gioco inventato dalle maestre o una favola raccontata dalle due trentenni per convincere gli scolari a ribellarsi e cambiare il mondo in cui vivono. Insomma, roba da non credere. Ma i piccoli estremisti giurano che è tutto vero, e avrebbero anche le prove per dimostrarlo. Un messaggio di SoS che arriva direttamente dal 2046, firmato da Banzigga-Banzigga, Tirighetta, Linghilongu, Ippiccitone, Cip e Ciop, e Parabattura. Si tratta dei sedicenti superstiti dell’ultimo anfratto del centro storico che verrà. E se invece fosse tutto reale, se lo scenario raccontato dai posteri fosse proprio vero? Vediamo di che storia si tratta. Pare che i bambini del 2046 abbiano trovato un varco temporale e siano riusciti a recapitare la lettera ai coetanei del 2012. La cassetta virtuale si trova proprio nell’ufficio del dirigente dell’attuale scuola di San Donato. Attuale perché fra 34 anni il plesso non esisterà più, sostituito da un enorme parcheggio, e al posto della presidenza ci sarà il posto auto numero 345. Evidentemente qualcosa, nel progetto della Ztl, è andato storto e Sassari ha cambiato decisamente rotta. Alla fine il centro storico è stato racchiuso in un’enorme cupola di vetro e trasformato nel più grande centro commerciale di tutta la Sardegna. L’unica contromossa vincente per sconfiggere la grande distribuzione di Predda Niedda. E ha funzionato. Frotte di clienti automuniti e praterie di parcheggi ritagliati ovunque: uno spiazzo laddove c’era l’hotel Turritania, una spianata d’asfalto al posto del Palazzo della Provincia e anche la scuola di San Donato è stata rasa al suolo per far posto agli stalli blu. Dei residenti del centro storico nemmeno l’ombra, una diaspora nelle periferie. E sono estinti anche i “pizzinni pizzoni” che giocavano nei vicoli, diventati una specie stanziale davanti al pc di casa. Tutto sembrava far parte di una normale evoluzione urbana, e gli abitanti l’avevano accettata. Tranne quei sette bambini di via San Sisto, gli ultimi residenti di un vicolo preservato come un reperto archeologico, che hanno deciso di ribellarsi e cominciare la loro intifada. Hanno visto le vecchie foto del quartiere, hanno guardato con invidia le immagini dei loro predecessori mentre giocavano a nascondino, a ballocci, a paradiso o a pallone, hanno preso carta e penna e hanno chiesto aiuto: «Voi che siete nel 2012 fermate tutto questo, finchè siete in tempo. Fate togliere le auto dalle strade, conquistate i vostri spazi e riappropriatevi del quartiere». I pizzinni pizzoni pare si siano già dati da fare.

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