La Nuova Sardegna

Sassari

Il ministro Severino all’Asinara: «Potrebbe nascere un carcere aperto»

Il ministro Severino all’Asinara: «Potrebbe nascere un carcere aperto»

Conclusa la tre giorni in Sardegna del Guardasigilli. La replica del presidente Cappellacci: «Abbiamo in mente un progetto di turismo sostenibile incompatibile con strutture detentive»

20 maggio 2012
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CAGLIARI. Con il sopralluogo all’ex carcere sull’isola dell’Asinara, il ministro della Giustizia Paola Severino ha concluso oggi la sua tre giorni di visite nelle strutture carcerarie della Sardegna. Accompagnata dal capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Giovanni Tamburino, il Guardasigilli ha avuto come “cicerone” lo storico direttore dell’ex isola-carcere, Franco Massidda. Nelle idee del ministro, l’Asinara potrebbe diventare un carcere aperto, dove detenuti accuratamente selezionati avrebbero il compito di mantenere e sviluppare il patrimonio ambientale presente sull’isola. La proposta è già stata bocciata dal governatore Ugo Cappellacci, che per l’Asinara ha in mente un progetto, peraltro già avanzato, di turismo sostenibile.

«Nessuna forzatura da parte del ministero - ha chiarito subito Severino - Si tratta solo di un’ipotesi che per diventare realtà dovrà avere il consenso delle istituzioni locali». Il carcere aperto, invece, ha confermato il ministro, troverà una sua prima collocazione sull’isola di Pianosa, nell’arcipelago toscano. Incontrando un gruppo di turisti sardi nel suo sopralluogo all’isola-carcere, il Guardasigilli è stato sollecitato a lasciare l’Asinara «così come è».

«Nessuna ve la tocca», ha risposto Severino ribadendo concetti già espressi allo stesso Cappellacci. Tutte le strutture del vecchio supercarcere sono state visitate e per ognuna l’ex direttore Massidda ha raccontato anedotti noti e meno conosciuti: dalla rivolta delle Br di Curcio ai comportamenti di mafiosi del 41 bis del calibro di Cutolo e Riina, sino alla casa-caserma usata da Falcone e Borsellino per preparare il maxi processo a Cosa Nostra. E proprio ai due magistrati uccisi dalla mafia sarà presto intitolato il centro di documentazione che sorgerà all’Asinara.

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