La Nuova Sardegna

l’ex vicesindaco non È piÙ ai domiciliari 

Usai è di nuovo libero: «Ho agito correttamente»

Usai è di nuovo libero: «Ho agito correttamente»

SASSARI. Una considerazione pacata, serena, poche parole che servono però a comprendere lo stato d’animo con il quale il vicesindaco di Alghero ha vissuto questa attesa. Antonello Usai commenta così...

24 giugno 2017
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SASSARI. Una considerazione pacata, serena, poche parole che servono però a comprendere lo stato d’animo con il quale il vicesindaco di Alghero ha vissuto questa attesa. Antonello Usai commenta così la sua libertà ritrovata ieri, dopo tredici giorni agli arresti domiciliari: «Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e il provvedimento del tribunale che mi ha restituito la libertà è il primo passo per poter dimostrare la correttezza del mio operato come amministratore pubblico». La sua posizione, nell’inchiesta della Carunchio, era tra le più delicate. Nel suo ufficio – ma anche in quello degli altri indagati – i carabinieri del Noe avevano piazzato le microspie che hanno intercettato dialoghi e nervi tesi in qualche occasione. Soprattutto quando, dopo una soffiata, il vicesindaco era venuto a sapere che la Procura indagava su qualcosa. «È doveroso sottolineare – scriveva il gip Contini nell’ordinanza – l’atteggiamento ostile assunto dall’assessore Usai quando suggerisce al Chessa di porre in essere un atteggiamento reticente e non collaborativo con i militari dell’Arma dei carabinieri, essendo venuto a sapere delle indagini in corso e della richiesta di documentazione avanzata dal personale del Noe inerente alle concessioni delle strutture sportive».

«Davanti al Riesame – ha spiegato l’avvocato Danilo Mattana che tutela Chessa – è stato sottolineato come le esigenze cautelari fossero superate per quanto riguarda la reiterazione della condotta e l’inquinamento delle prove. Sulla reiterazione perché Usai si è subito dimesso, mentre per Mulas e Chessa l’amministrazione ha provveduto con la sospensione. Questo significa che non avevano nemmeno la possibilità di entrare negli uffici». Mentre per quanto riguarda l’inquinamento delle prove «ci si riferisce a fatti accaduti nove mesi fa – aggiunge Mattana – e in questo periodo, nonostante gli indagati siano rimasti nelle loro funzioni, non c'è stato alcun tentativo di inquinare le prove». A questo proposito «è emerso come il quadro probatorio sia stato completamente acquisito attraverso le innumerevoli intercettazioni e i sequestri della documentazione». Le motivazioni del tribunale della libertà chiariranno ulteriormente gli aspetti che hanno convinto i giudici in parte ad annullare e in parte a riformare l’ordinanza del giudice. (na.co.)



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